La vecchia auto Trabant

La vecchia auto Trabant – Foto di Silvia Balcarini

 

Bratislava-Budapest-Vienna-Praga: piccole grandi capitali unite tra loro.

Bratislava: Capitale della Slovacchia dal sapore tedesco, ungherese ed austriaco; ovvero ordinata, espansiva, signorile ed aggiungerei giovane.

A ridosso di due confini, quello ungherese e quello austriaco, diventa un ottimo punto di congiunzione con Budapest (200km), Praga (300km) e Vienna (distante appena 60 Km); raggiungibili comodamente in treno, bus o lungo il Danubio in battello o in catamarano.

Piccola chicca di Bratislava: La chiesa Blu (turchese nella realtà), più simile a una casa delle fate in marzapane che ad una chiesetta.
Raggiungibile con il tram 13 oppure gironzolando appena fuori dal centro in Bezrucova 2 (una traversa della Dostojevského rad.)

Chiesa blu a Bratislava

Chiesa blu a Bratislava – Foto di Silvia Balcarini

Facciata di marzapane

Facciata di marzapane – Foto di Silvia Balcarini

L'interno di zucchero

L’interno di zucchero – Foto di Silvia Balcarini

 

Un paio di giorni sono sufficienti per Bratislava ma non bastano se vuoi visitare qualche galleria, museo o esposizione oppure fare un’escursione fuori porta.

Le cittadine di Gyor e Modra, Pezinok , il castello di Smolenice e Ceverny, i bagni termali Moson Magyarovar possono essere un’idea.

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Stavolta tracciando la mia linea di congiunzione con il treno, in meno di 3 ore ho raggiunto Budapest.

Budapest: capitale preziosa, grande e regale.

Il suo panorama notturno è complesso e luminoso, difficile da dimenticare.

Vorrei suggerirti 4 visite, un po’ diverse dal solito.

La sinagoga

La sinagoga di Budapest

La sinagoga di Budapest – Foto di Silvia Balcarini

 

La più grande d’Europa, accoglie fino a 3000 persone.
Puoi arrivarci in metro, tram, filobus.
Ricorda che il sabato, giorno sacro per gli ebrei non può essere visitata.
Si trova in via Dohany 2.
Costruita nel vecchio ghetto ebraico dal 1854-1859.
Già la facciata piace per i mattoni colorati che si alternano e si disegnano, in alto le due torri con la cupola a bulbo.
I tratti sono bizantini e moreschi.
L’interno ha una bella illuminazione.
Gli elementi decorativi e colorati sono geometrici e presenti sul soffitto, nelle pareti, alle vetrate.
Le due navate laterali ospitano le gallerie lignee a due piani (una per gli uomini e una per le donne) che donano un bell’effetto d’insieme, il tutto completato da uno splendente abside e di fronte, da un organo a canne.
Uscendo potrai vedere il cimitero degli eroi: ospita la scultura di un salice piangente sulle cui foglie è scritto il nome dei morti per l’Olocausto a Budapest, si chiama “L’albero della Vita”.

L'albero della Vita monumento all'Olocausto

L’albero della Vita monumento all’Olocausto – Foto di Silvia Balcarini

 

Noterai che molti sono i sassi appoggiati qua e là, usanza ebrea per la visita dei morti.
Il parco è dedicato anche agli uomini che si distinsero per aver salvato migliaia di ebrei ungheresi, due sono italiani: Giorgio Perlasca e Mons. Angelo Rotta, adesso nella lista dei “Giusti tra le Nazioni”.
Presente un piccolo ma ricco museo.
Se hai tempo puoi vagabondare nel quartiere, negozi, ristoranti Kosher sono ancora presenti.

L'interno della sinagoga grande e ben illuminato

L’interno della sinagoga grande e ben illuminato – Foto di Silvia Balcarini

 

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Il museo del Terrore

La scritta “terror” sopra l’edificio con l’aiuto del sole viene riflessa sul marciapiede.
Questo edificio ha ospitato la Polizia nell’epoca nazista ed in quella comunista.
Questo museo ha una bella e moderna ambientazione, le luci e gli effetti sonori aiutano ad entrare nel clima così come i filmati, le foto e alcuni pezzi.
Qui si vuol raccontare il terrore completo: nazismo e comunismo.
La parte forse più impressionante sono i sotterranei con le celle dei carcerati e gli strumenti di tortura.
Rimane però inconcludente.
La maggior parte delle spiegazioni è in inglese o addirittura solo in ungherese, si può prendere l’audio-guida che per altro non è promossa alla biglietteria e la si può scegliere solamente in inglese.
Quindi se non riesci a seguire un audio-guida in inglese te lo sconsiglio.
Un vero peccato!
Il Museo si trova nella via Andrassy numero 60, vicino alla fermata della metro Vörösmarty Utca sulla linea blu (linea 3).

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L’Isola Margherita

Se vuoi concederti un momento rilassante noleggia per un paio d’ore una golf car e gironzola per giardini, chiesette, ecc…

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Il Parco delle Statue

Un

Un “famoso” al Memento park- Foto di Silvia Balcarini

 

Memento Park o Szoborpark.
Per raggiungere il parco prendi il bus diretto che parte ogni giorno alle 11 da Deak tér (ci si arriva con la metro N.1, N.2 and N.3).
Il bus porta l’insegna Memento Park.
Compreso nel biglietto c’è l’entrata al parco e la guida parlante inglese.
In alternativa e meno costoso il bus 150 direzione Campona in partenza da Ujbuda Kozpont angolo con Fehervari ut – Bocskai.
I crolli dei regimi comunisti sono stati accompagnati dalla volontà di togliere ogni simbolo che ricordasse quel periodo.
Comunque la si pensi è solo con la memoria che non si possono ripetere gli stessi errori.
E gli ungheresi lo hanno capito racchiudendo in un piccolo parco questi colossi di marmo, alcuni alti più di 3 metri, divenuti adesso una collezione eccezionale unica nel suo genere.
Ci sono i volti famosi del Comunismo, Marx, Lenin, Stalin, ma anche gli eroi sovietici, e i monumenti di propaganda.

Monumento dedicato a Bèla Kun

Monumento dedicato a Bèla Kun – Foto di Silvia Balcarini

Comunismo restante...

Comunismo restante… – Foto di Silvia Balcarini

 

Uno tra i più famosi è quello dedicato a Bèla Kun, si tratta di un gruppo statuario in acciaio, bronzo e rame.
Alcuni giganti hanno le braccia alzate ad indicare la direzione verso un futuro comunista, c’è poi il Monumento della Liberazione per ricordare al popolo che l’Ungheria fu liberata dai nazisti grazie all’Armata Rossa e il Monumento agli Operai con due mani enormi che accolgono una palla simbolo dei traguardi sociali raggiunti.
Enormi e possenti, di sicuro e attuale impatto, degni rappresentanti di una forza, quella del regime.

La fiera Armata

La fiera Armata – Foto di Silvia Balcarini

 

Un piccolo museo con foto, souvenir e filmati aiuta a capire meglio quello che accadeva.
Questo passato arriva fino agli anni 80!
Non so se è stato studiato o se è solo una casualità: il parco è un po’ lasciato andare e collocato in periferia ricrea un’atmosfera triste e spenta, come se oltre a raccontare il passato, attraverso simboli e statue, si volesse raccontarne anche il grigiore.
L’auto azzurra modello Trabant, con la carrozzeria in plastica ed emblema dell’industria automobilistica comunista, era la macchina del popolo perché tutti potevano permettersela.
Adesso è vicino all’uscita e mi da la sensazione che stia lì ad indicare il movimento in avanti che questo popolo ha fatto verso un altro futuro possibile.

Monumento agli Operai

Monumento agli Operai – Foto di Silvia Balcarini

 

Articolo di
Silvia Balcarini