In ogni viaggio un luogo rimane nel cuore.
Stavolta è stato Pingyao.
Nella regione dello Shanxi, a metà strada tra la nuova capitale Pechino e la vecchia Xian, Pingyao è considerata una delle 4 cittadine meglio preservate della Cina, giustamente patrimonio dell’umanità.
Molto conosciuta dal turismo interno, quasi per niente dalle nostre parti (ssssch!) rappresenta il paesino intatto nei film in costume cinesi.
Quasi tutti gli edifici ospitano negozi di souvenir, ristoranti e qualche rigattiere.
Diversi i pittori di ideogrammi su seta o cotone.
Qui tutto è in stile: le vetrate, le insegne, i decori, i dipinti.
Prenota la tua stanza all’interno della città vecchia: le guesthouse, dalle più semplici a quelle di charme, sono tutte all’interno di vecchie residenze; armadi, consolle, divani sono deliziosamente cinesi.
Unica nota dolente sono i letti un po’ troppo duri.
Alla sera le vie sono illuminate dalla fila di lanterne: diversi i colori, diverse le forme.
Impossibile perdersi, passeggia tranquillo e goditi l’atmosfera.
La città ha 6 porte che di notte sono illuminate.
E’ circondata da una cinta muraria che ne traccia la forma di una tartaruga.
La passeggiata sulle mura è obbligatoria, ti consiglio di farla la mattina.
Dall’alto si possono spiare gli affari quotidiani della gente e le strade acciottolate.
Il clima autunnale, umido e nebbioso (e l’inquinamento da carbone!) è stato un ottimo complice nel creare scene tradizionali cinesi.
Se vuoi addentrarti anche nelle vie meno turistiche un mezzo carino e per niente costoso è il tuk-tuk, oppure la bicicletta, già, perché qui ci sono, dato che all’interno delle mura le auto non possono entrare.
Nel frattempo puoi sgranocchiare zenzero candito, oppure carne di asino rinvolta nelle foglie di bambù e arrostita sul carbone.
Pingyao è divenuta famosa perché ha accolto nel 1823 la prima banca cinese.
Ospitando poi successivamente le case dei mercanti e dei nobili del tempo.
Si può infatti visitarne l’edificio che la ospitava.
Dato che questa era una città ricca in cui arrivavano e partivano numerose somme di denaro non c’è da stupirsi se qui c’era anche una scuola di arti marziali per guardie del corpo.
Forse più interessante del giro in banca, la scuola fa vedere le numerose armi utilizzate, i lunghi e faticosi esercizi, la ginnastica praticata.
Se puoi visita anche un tempietto: io sono entrata in quello taoista Quingxuguan.
Non tanto per le qualità artistiche del complesso ma perché è raccolto e semideserto, te lo consiglio.
C’è poco da dire, i luoghi di culto più degli altri mostrano il loro lato fascinoso quando noi disturbatori siamo pochi.
Lasciando Pingyao e consapevole che tutta questa regione meriterebbe una visita più accurata, mi dirigo verso due antiche residenze.
La prima, della famiglia Wang, è enorme, quasi un labirinto: 1.118 stanze su una superficie che è 1/3 della città proibita.
Giardini, corridoi, rampe, porte rotonde, perfino una cinta muraria sulla quale si può salire.
Per volontà del proprietario qui tutto doveva avere un rimando intellettuale, i sei gradini all’entrata dicevano a chi arrivava che la conoscenza sarebbe salita entrando in quella casa. Wow!
La seconda invece, rimasta semi sconosciuta fino a quando non ha accolto le riprese del famoso film “Lanterne rosse” è ovviamente più piccola della precedente.
Il fondatore della dinastia, durata 200 anni, nacque povero ma fece fortuna facendo e commercializzando il tofu.
Molto decorata è ancora più bella che vista in tv. (mi dicono che non è vera la pratica dell’accensione della lanterna… peccato)
Articolo di
Silvia Balcarini