Lascio Pechino salendo sul treno che mi permetterà di raggiungere Datong nella provincia dello Shanxi.
Ho scelto il treno e non l’aereo sia per questioni economiche ma soprattutto per provare questa esperienza.
La rete ferroviaria cinese è capillare, viste le lunghe distanze e i milioni di persone in movimento – sempre in crescita – questo mezzo di trasporto ben si adatta a queste esigenze.
Ci sono una varietà enorme di tipi di treno, di sistemazioni, di servizi offerti.
Si passa dalla seduta in legno senza numero assegnato (che sicuramente da occidentale non riuscirai ad accaparrarti o a mantenerla) alle cuccette più o meno confortevoli.
Credo che le tipologie di posti siano 6 o forse più (qui tutto è in movimento).
A parità di classe, poi, il confort è maggiore se il treno è nuovo.
I prezzi ovviamente sono per tutte le tasche.
Attenzione però: non tutte le tratte offrono la completa gamma di classi.
Il periodo di vendita del biglietto può variare molto a seconda della presenza di festività o per decisioni governative, da 10 giorni (che sono già pochi) a 2 giorni prima del viaggio.
Inoltre possono essere acquistati solo i biglietti che partono da quella stazione.
Solo i tour operator hanno la possibilità di prenotazione su tutta la rete ferroviaria.
Se decidi di acquistare il biglietto alla stazione, sii pronto ad affrontare la fila (e non farti passare avanti nessuno…) e armati di carta e penna per comunicare con il bigliettaio che non parla inglese.
La tipologia del posto e quindi del biglietto è contrassegnata da una lettera, informati prima di scegliere a caso.
Altra possibilità di acquisto è presso un’agenzia locale (invece che andare alla stazione) oppure tramite internet, ma attenzione, spesso si deve pagare con carta di credito CINESE, le commissioni possono essere alte oppure il biglietto viene spedito ad un indirizzo… cinese.
Ah, ti avverto, per loro cultura, il no è poche volte ammesso, quindi quando domanderai a qualcuno se ha capito e ti risponderà di sì accertati che lo abbia fatto davvero!
Le stazioni cinesi funzionano un po’ come gli aeroporti: le procedure, i controlli sono gli stessi per cui arriva 60 min prima, ti aspetta il controllo dei bagagli a raggi X (idem nelle metropolitane), il biglietto viene controllato più volte, tienilo sempre a portata di mano, ritirato appena sali sul vagone e reso quando scendi, infine viene controllato all’arrivo (non perderlo) pena il pagamento della tratta.
I pannelli sono quasi sempre scritti in cinese: fai riferimento al tuo treno tramite il numero e l’ora di partenza.
Il mio treno – prenotato dal tour operator locale – doveva essere una classe più alta di quella che poi si è rivelato (i posti erano terminati).
Il nostro vagone era composto di cuccette numerate, tre per ogni scomparto aperto.
La cuccetta più comoda è la più bassa, utilizzabile anche per stare seduti.
Questo non avviene per quella in mezzo (forse la più scomoda) e lontana quella in alto, entrambe raggiungibili da una scaletta.
Lenzuolo, piumino e cuscino in dotazione (pressoché bianchi).
A noi (6 persone) sono toccati 4 posti alti e 2 nel mezzo.
Il ripiano per i “bagagli occidentali” non è previsto o per lo meno non lo è in questo tipo di scompartimento, vanno lasciati un po’ qua un po’ là, alla “bell’e meglio”.
Ma puoi stare tranquillo, la Cina, al momento, è uno dei paesi più sicuri, inoltre i cinesi sono per lo più gentili, tranne quando c’è da fare la fila.
I principali problemi sono stati: il venditore di frutta che con il carrello passa spesso e sbatte contro qualunque cosa o persona gli capiti nel mezzo, l’andirivieni di persone che vanno a prendere l’acqua bollette non solo per il tè ma anche per prepararsi i noodles (attento che non ti rovescino il brodo addosso) e la pratica schifosa che hanno di utilizzare la sputacchiera, che si trova dappertutto hotel e ristoranti compresi o i “più educati“ il fazzoletto.
Sì perché per loro “cultura” ogni bisogno fisiologico lo si può espellere sempre e ovunque, quindi anche di fronte agli altri.
Quando intendo OGNI, intendo tutta la lista!
Sono però molto puntuali e ci tengono che lo siano gli altri.
Ancora nella fase di curiosità nei confronti di noi occidentali e chiacchieroni di natura, siamo stati tampinati di domande, in cinese, da alcuni compagni di viaggio.
Professione, età, dove vai e di dove sei sono nella top ten.
Come abbiamo fatto?
Beh a noi italiani l’arte di farci capire non manca… e 7 ore di viaggio hanno dato una mano!
Non mancare l’esperienza.
Articolo di
Silvia Balcarini