Prima di lasciare Pechino, assaggia la specialità dell’anatra laccata alla pechinese (necessita di 40 min di preparazione), perché ti sarà difficile ritrovarla nei menù dei ristoranti lontano dalla capitale.
A proposito di ristoranti ricorda che chiudono alle 22 (l’ultimo ordine è preso alle 21) anche le catene come McDonald’s in genere non fanno eccezione.
Dalla mia esperienza posso dire che avrei voluto avere vicino a me un cinese che mi spiegasse via via la loro infinita cucina (ovunque migliore di quella offerta nei nostri ristoranti) e poi per chiedergli spesso: “PERCHE’?”
Da inesperta, ho così suddiviso la cucina cinese:
Nord con Pechino: si mangiano spesso i noodles intesi come spaghetti, tagliatelle e malfatti di grano, riso o soya; questi ultimi diventano trasparenti dopo la cottura.
Si trova il Mantou, il pane bollito o fritto.
Xian è famosa per i ravioli (ripieni di verdure, pollo, maiale, pesce, castagne) e per una sorta di pane arabo ripieno di carne di montone.
Guilin è famosa per la fonduta alla cinese, cioè cotta nel brodo e il pesce di fiume alla birra.
Sud Sichuan: molto piccante e speziata, l’uso del coriandolo e del pepe di Sichuan (che altro non sono che bacche al sapore di limone che addormentano la gola favorendo il passaggio del cibo piccante… mah!) accompagnato dal riso glutinoso (non contiene glutine ma è appiccicoso) che stempera in bocca il gusto piccante.
Shanghai: cucina dolce con l’uso del miele sui piatti salati, pesce di mare Canton.
Guangzhou: si distingue per una cucina delicata, famoso da noi il riso alla cantonese o riso fritto.
I piatti in genere hanno porzioni ridotte rispetto alle nostre e le verdure sono in quantità maggiore rispetto alla carne che si divide in maiale, pollo e poi manzo.
Il formaggio non esiste, solo il tofu di soya.
Ti capiterà e non lo dimenticherai per tutta la vita di sentire un puzzo, una miscela di bottino, acre, forte e persistente: è il tofu fermentato (ammuffito) che loro mangiano fritto o spalmato sul pane. “PERCHE’??”
Ricorda che in genere la cucina è espressa e non ha la “consecutio” salato prima e dolce alla fine.
Quindi ti capiterà dopo aver assaggiato la carne di dare un morso a una patata dolce caramellata. E vai!
Hanno una varietà di zuppe ed è con quelle che in genere si dissetano a tavola, fatta eccezione per il tè (quasi sempre verde), che bevono in ogni dove portandoselo sempre dietro in una specie di bicchiere grande con il tappo.
Ovunque infatti (hotel, aeroporti, treno) c’è una fontana con acqua bollente per la preparazione del tè.
Ricorda che in tutta la Cina l’acqua non è potabile, anche loro la portano ad ebollizione prima di berla (a volte non aspettando nemmeno che raffreddi bevono l’acqua calda!).
Buona e leggera la birra.
Dolciastro il liquore al riso, bevilo senza odorarlo sa di lievito pungente.
Altro liquore che ho trovato spesso è quello con un paio di grossi serpenti dentro: non l’ho assaggiato.
Se non sai utilizzare le bacchette come la sottoscritta portati dietro perlomeno la forchetta (io ho portato anche coltello e cucchiaio), se capiti nei ristoranti non turistici non le hanno.
Idem per i vassoi, sprovvisti di posate costringono ogni commensale a servirsi con la propria posata.
Praticamente inesistente il coltello (per questo fanno i bocconcini) è maleducazione utilizzarlo a tavola.
Comodo però per sbucciare la frutta acquistata per strada, da segnalare i pompelmi giganti, meno succosi dei nostri ma polposi e dolci.
Spesso i dolci hanno il ripieno di fagioli di soia con zucchero (non male) o di piselli con zucchero.
I pomodorini sono considerati una frutta. “PERCHE’??”
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Partiamo dal presupposto che tutto in Cina rappresenta un simbolo: numeri, colori, animali (veri e mitologici), fiori, pietre, longevità, fortuna, pace, famiglia…
Il più conosciuto è il drago e con esso tutti gli altri animali del calendario cinese; il crisantemo, la tartaruga, il pesce, la gru e il numero 9 (lunga vita).
L’8 il numero più fortunato (prosperità), il 4 invece rappresenta la morte.
Il giallo è il colore dell’imperatore, il blu del cielo e dell’immortalità, il verde dei sudditi, il bianco rappresenta la verginità e la morte (mai vestirsi di bianco ad una festa cinese!).
Il cerchio ed il cielo sono elementi maschili mentre la terra, il quadrato, sono femminili.
Al contrario di paesi vicini come l’India e la Thailandia, la Cina è adesso un paese laico.
Circa l’80% non è praticante e le 3 religioni principali sono: Taoismo, Confucianesimo e Buddismo e si miscelano con credenze e superstizioni.
La mancanza di spiritualità si percepisce fortemente entrando nei templi ed osservando la gente, io ho provato un certo dispiacere nell’assenza di gesti, riti, preghiere, che da sempre mi regalano curiosità ed emozione.
Taoismo: legato al misticismo, all’energia vitale, alla natura, ai poteri esoterici, tanto che ancora adesso i “monaci” taoisti leggono la mano per predire il futuro.
L’azione migliore è non agire per mantenere l’equilibrio.
Sia nel taoismo che nel Confucianesimo è presente il simbolo del Tao che noi tutti conosciamo: in un cerchio due pesci si rincorrono, l’uno bianco con l’occhio nero, l’altro nero con l’occhio bianco.
Lo Yin (la parte nera che simbolizza il buio e la parte femminile) e lo Yan (la parte bianca che simbolizza il giorno e la parte maschile).
Nell’uno c’è l’altro e viceversa, mantenendo un equilibrio tra loro, lo Yin si trasforma in Yan come la notte diventa giorno.
Confucianesimo: più una filosofia che una religione.
Confucio dice che l’uomo, perché uomo, può migliorare ogni giorno, con lo studio, la meditazione, la morale, la civiltà.
Non si pensa alla vita oltre morte ma all’oggi.
Buddismo: moralità, meditazione, saggezza e reincarnazione fino al raggiungimento del Nirvana.
La vita è sofferenza ma è forte la speranza di un karma migliore nella prossima vita.
Articolo di
Silvia Balcarini