Lago Sevan – Foto di Arpik
Armenia ed Uzbekistan: due paesi tra le linee che delimitano Europa e Asia, due nazioni ricche di storia, che annoverano alcune delle città più antiche del mondo, molte delle quali sulla Via della Seta, racchiudendo la maggior parte delle bellezze architettoniche di quest’area geografica.
Due perle da visitare e che hanno in comune il destino di zone naturalistiche di rara bellezza sconvolto (in bene o in male) a causa di interessi economici.
In Armenia il lago Sevan, è uno dei più grandi laghi d’alta quota al mondo nonché il più grande di questo piccolo stato.
La leggenda narra che gli abitanti della zona per sfuggire alle numerose invasioni degli arabi, attraversarono il lago gelato per rifugiarsi nel Monastero di Sevanavank.
Quando gli arabi tentarono di attraversare il lago per raggiungerli il ghiaccio si ruppe e affondarono nelle acque gelate.
Gli armeni considerano il fatto come un intervento di Dio e dal momento che il lago ricoperto di cadaveri sembrava nero lo chiamarono Sevan (che in armeno vuol dire nero).
Insieme al lago Van e al lago di Urmia, il lago Sevan è uno dei tre laghi dell’antico Regno d’Armenia, soprannominati i “mari d’Armenia” e rappresenta un serbatoio naturale d’acqua dolce per lo stato.
Proprio per questo motivo durante l’epoca sovietica si cominciò a pensare come sfruttare questa riserva che riceve acqua da 28 fiumi; tuttavia data l’altitudine ha un apporto idrico dovuto alle piogge pressoché uguale alla perdita causata dall’evaporazione. Durante il Regime di Stalin venne attuato un progetto che prevedeva lo sfruttamento dell’energia idroelettrica.
Il livello del lago si abbassò di circa 20 metri e negli anni ‘60 si cominciò a rivedere il progetto, rendendosi conto del disastro ecologico che si stava compiendo.
Lo sfruttamento turistico del lago e della zona aumenta di anno in anno, con tutti i pro e contro che puoi certo immaginare, ma volendo rimanere alle cose belle seguite a questi progetti è che oggi la zona è una meta turistica importante per molti armeni.
Con l’abbassamento del lago sono emerse numerose spiagge e non avendo l’Armenia sbocchi sul mare questo è accolto con grande entusiasmo.
Sulle rive del lago sorgono alcuni monasteri che risalgono al medioevo: oltre quello di Sevanavank, troviamo sulle sponde occidentali Hayrivank e verso sud Noraduz con il suo cimitero di khachkar, le tipiche croci armene di pietra.
L’abbassamento delle acque ha fatto riemergere numerosi manufatti dell’età del Bronzo, ora esposti a Yerevan.
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Il lago d’Aral è un lago salato, di origine oceanica, situato alla frontiera tra l’Uzbekistan e il Kazakistan.
Il suo nome significa “mare delle isole”, dal kirghiso Aral Denghi, per le numerose isole che popolavano la costa orientale.
Il lago d’Aral è vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall’uomo (definito dal politico statunitense Al Gore, nel suo libro “Earth in the balance”, come il più grave nella storia dell’umanità).
Originariamente infatti, il lago era ampio all’incirca 68.000 kmq, ma dal 1960 il volume e la sua superficie sono diminuiti di circa il 75%.
Nel 2007 il lago era ridotto al 10% della dimensione originaria.
Questo è stato principalmente dovuto al piano di coltura intensiva voluto dal regime sovietico dell’immediato dopoguerra che pensava che il lago fosse un’enorme spreco di risorse idriche, un errore della natura che andava corretto.
Vennero perciò realizzati dei canali per riversare l’acqua nei nuovi campi di cotone circostanti mirando poi alla coltivazione del riso nel bacino del lago, una volta prosciugato.
Lago Aral – com’era nel 1989 e nel 2008
Le immagini contrapposte del lago negli ultimi venti anni parlano chiaro: le acque cristalline, le varietà ittiche, la valle verdeggiante e il suo clima mite non esistono più.
Io ricordo ancora quando questo lago si studiava a scuola, peccato non menzionarlo piu’…
Articolo di
Bianca Ferracani