Dopo anni, le parole si accumulano e non bastano più i post, i tweet, gli articoli a contenere quello che i luoghi ti trasmettono. È come una danza trattenuta che deve essere ballata, altrimenti si rischia di tornare a casa la notte con un senso di vuoto.
Un anello tra le Dolomiti Friulane è il primo passo, una prima tappa del cammino delle parole che mi hanno suggerito le montagne nell’estate del 2018.
Tutto è nato dal desiderio di conoscere meglio i luoghi dietro casa, le Dolomiti che sembrano troppo vicine per dedicare loro la giusta attenzione. Invece di scegliere quelle più famose delle regioni vicine, io e la mia compagna abbiamo deciso di incamminarci lungo valli e sentieri che in parte conoscevamo già.
La meraviglia è arrivata quando invece di tornare a casa dopo ogni escursione, ci siamo trattenuti la notte nei rifugi del Parco Naturale Dolomiti Friulane incontrando persone di luoghi e paesi diversi, conoscendo un po’ meglio rocce, alberi ed animali, entrando più in contatto con noi stessi.
Sono molto legato a questi luoghi selvaggi, disabitati e ancora poco conosciuti dal turismo. Ogni volta che mi serve quiete e forza per affrontare un cambiamento nella mia vita vengo qui tra le Dolomiti Friulane, per respirare tra i faggi e gli abeti, per ascoltare il suono del torrente Cimoliana, per lasciar vagare lo sguardo, per liberare la mente e alleggerire il cuore.
Nei passi dell’estate ho avuto quindi un’intuizione, quella di scrivere qualcosa di più lungo di un post sui social media o in un blog. Nell’autunno ha preso forma un libro, un diario di viaggio esteriore ed interiore, non una guida turistica, ma un invito ad un’esplorazione più intima.
Nell’ottobre 2018, poco dopo aver compiuto un’escursione nei colori dorati del bosco autunnale è successa la tragedia di cui forse avrai sentito parlare, in cui milioni di alberi sono stati abbattuti da piogge e venti eccezionali.
Mi è parso allora un atto dovuto trovare il modo affinché il mio libro diventasse un contributo alla ricostruzione dei luoghi che mi avevano tanto ispirato. Grazie all’appoggio di Acqua Dolomia, ogni copia digitale o cartacea, diventerà così un gesto concreto di solidarietà per sostenere la raccolta fondi del CAI (Club Alpino Italiano), “Aiutiamo le Montagne di Nord Est”.
Per omaggiare alcuni luoghi la cosa migliore sarebbe il silenzio, il rispetto e la gratitudine, i passi lunghi e lenti, aperti allo stupore che ci possono donare. Un anello tra le Dolomiti Friulane è un invito a riscoprire la bellezza che regna ovunque, anche dietro casa tua.
“Non serve andare nella giungla tropicale, basta affacciarsi sulla costa dei nostri mari, quando il turismo di massa tace e si può ascoltare il ritmo delle onde trascinate da venti dai nomi di storie lontane. Basta lasciare la pianura e cercare colline e montagne, territori dove c’è quel niente, così pieno di tutto, che a noi moderni interessa poco. Le Dolomiti Friulane sono l’esempio più grande di bellezza e quiete sovrumana che ho a portata di mano. Meno di un’ora di strada e sono tra faggi e abeti, al cospetto di pareti che si alzano di centinaia di metri su valli che non conoscono fabbriche e uffici, hotel e ristoranti. A pochi chilometri da casa posso respirare i boschi di primavera, posso camminare per ore in estate, posso sentire l’ultimo sole caldo d’autunno e cercare la neve, che non si vede più in città. Se volevo iniziare a scrivere qualcosa di più lungo di un effimero post sui social media, qualcosa che durasse, per me e per te lettore, ho capito che dovevo iniziare da qui, dalle Dolomiti Friulane. Tra i loro sentieri, che non ho certo la pretesa di aver esplorato tutti, si può trovare la chiave per aprire quella porta. Nel regno delle rocce e degli alberi, c’è un altro regno, nascosto, eppure accessibile a tutti.”