“La bellezza è negli occhi di chi la apprezza”
È la frase che mi è balenata in testa dopo i primi 5 minuti di visita alla mostra “Maya: Il linguaggio della bellezza” e… quasi a consacrare e rassicurare il mio pensiero ecco che mi ritrovo la frase sul catalogo della mostra stessa.
Prima di tutto qualche informazione generale per la visita: “Maya: Il linguaggio della bellezza” è stata allestita al Palazzo della Gran Guardia di Verona, in Piazza Bra 1, proprio davanti all’Arena. mayaverona tbnet
Inaugurata l’8 ottobre sarà visitabile fino al 5 marzo 2017 tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30. Sarà aperta anche in date straordinarie come il giorno di Natale e il primo dell’anno, con orari ridotti. Se la tua visita coincide con una festa comandata importante controlla sul sito gli orario mi raccomando.
Il costo del biglietto intero compreso di audioguida è di 14,00 euro + 1,50 euro come diritto di prenotazione e prevendita. Sono poi disponibili biglietti ridotti e omaggi per diverse categorie di persone, tutte le informazioni le trovi sul sito ufficiale.
Voglio entrare subito nel vivo e condividere con te le sensazioni provate durante la visita.
La mostra è divisa in 4 aree/prospettive e come vedrai si differenzia dal classico allestimento per questa tipologia di evento, spesso posto in ordine cronologico o d’importanza storica. Qui invece il cammino lo farai passando dal realismo estremo e quasi violento, con parecchie analogie al periodo attuale, fino a raggiungere il divino, il mistico che la civiltà Maya riteneva parte attiva della vita.
“Il Corpo come tela”
è la prima sala che ti accoglie, quasi con uno schiaffo posso aggiungere.
La bellezza raggiunta attraverso le modifiche corporali che il popolo si infliggeva. Impossibile non vedere e captare le analogie con l’odierna società. I piercing più estremi e i disegni sulla pelle, ma anche la deformazione del cranio, attuata a tutti i livelli per seguire mode o momenti storici.
E ancora lo strabismo, simbolo di bellezza, provocato dalle madri ai loro piccoli in fasce ponendo una goccia di resina tra le sopracciglia in modo che il bambino storcesse gli occhi per vedere la goccia stessa.
Molto esplicite pure le statue raffiguranti donne con i denti limati o perforati, simbolo di una propria identità culturale.
“Il Corpo rivestito”
ci mostra gli abiti del popolo Maya e qui si possono già notare le grandi differenze tra ceti sociali e culturali.
Perizomi di ogni forma e dimensione, pettorali finemente decorati, bracciali, collane ma pure lunghi e misteriosi mantelli. Dai giocatori di palla ai sacerdoti fino ad arrivare ai nobili e al Re, gli abiti sono fondamentali per la cultura Maya. In questa mostra non viene trascurata nessuna figura e vengono spiegate la varie differenze culturali tra un accessorio e un abito.
“La controparte animale”
perché secondo i Maya e la loro visione cosmica, fin dalla nascita si è accompagnati da figure animali che ci guidano. Arrivavano addirittura a sacralizzare parecchi esseri presi dal mondo animale. Molto suggestiva la credenza che i Re durante la notte potessero assumere sembianze di diversi animali e muoversi nei territori più disparati, quasi a rendere divini (e lo vedrai meglio nell’ultima sala) sia l’uomo che la bestia.
Altre suggestioni – che piaceranno a tanti visitatori – derivano dai recipienti per le offerte funerarie con splendidi uccelli o altri animali (come le scimmie ragno) a decorarle. Questi esseri erano per i Maya i fedeli compagni per l’ultimo viaggio.
“I corpi delle divinità”
chiude la mostra e ci introduce alle tantissime divinità ed entità che compongono il mondo ultraterreno e divino. E non ti nascondo quanto sia complicato e strutturato questo mondo. Nello stesso calderone trovi uomini e animali, giovani e vecchi, personaggi positivi e altri negativi. Il tutto a ricreare quello che in realtà è anche il mondo reale.
Qui potrai ammirare uno dei reperti più belli dell’intera mostra, “Lo scrivano degli dei”, un uomo-scimmia urlatrice (inquietante!) considerato il guardiano della saggezza in quanto rappresentava le arti e con la scrittura portava agli uomini i messaggi divini.
Con queste brevi descrizioni ho voluto darti soltanto piccole suggestioni, i pezzi in mostra sono quasi 300, e nelle varie aree vengono affrontati temi collaterali come la visione cosmologica, i registri lunari e i segreti dell’inframondo (l’aldilà).
Un applauso va anche al supporto di audioguide, mai troppo prolisse ma precise e puntuali nei reperti delle varie sale. Ulteriore nota di merito è quella di averne creata una apposita per i bambini, con un percorso dedicato a loro nelle varie sale, con una cura nella realizzazione che poche altre volte mi è capitato di notare.
Aspettavo una mostra di questo tipo da anni e il risultato ha valso l’attesa, la curatrice Karina Romero Blanco ha ricreato un percorso originale e che regala sensazioni forti. Va aggiunto che la collaborazione tra l’Istituto di Antropologia e Storia del governo messicano e l’attenzione di Kornice e Arthemisia Group produttori dell’evento, hanno permesso l’arrivo di tutti i reperti che potrai ammirare.
Hai tempo fino al 5 marzo 2017, non perdere l’occasione e se vuoi un altro consiglio spassionato fai come me e all’uscita investi 29 euro nell’acquisto dello splendido catalogo, ti porterai a casa un pezzo del mondo Maya.
Un saluto,
Cristiano