Il Myanmar è una terra che lascia il segno.
Ogni volta che ci è capitato di andar via da una città o un paesino disperso nel nulla, ci è sembrato un po’ di lasciare casa.
Di casa nostra non c’è nulla, considerando anche che uno dei letti migliori dove abbiamo dormito è stato il pavimento moquettato della scuola di Mingun, nella quale abbiamo fatto un po’ di volontariato, ma il popolo birmano è così buono, modesto, gentile e onesto, che ciò che ricevi da loro anche solo con un sorriso, ti fa sentire a tuo agio.
Abbiamo fatto un viaggio un po’ particolare noi, cercando di passare più tempo possibile con la gente del luogo, vivendo come vivono loro, prendendo trasporti locali e mangiando nei ristoranti non turistici.
Fuori da ogni città trovi ancora la genuinità delle persone, ti guardano per ore incuriosite, se appena fai un cenno mostrando dell’interesse, scattano subito con sorrisi pieni ed uno sguardo un po’ intimidito.
Chi sa qualche parola di inglese ci prova a chiacchierare con te, quelli che parlano solo
birmano attaccano bottone nonostante la barriera linguistica.
Quello che abbiamo notato con dispiacere è che il paese sta cambiando molto, in fretta, anche troppo in fretta!
Il turismo è “proprietà” del governo, che sta sfruttando al massimo il portafogli di coloro i quali desiderano visitare questo paese.
Nel 2007 hanno aperto ufficialmente i confini, solo nel 2010 hanno dato la possibilità di entrare via terra.
Cercando di capire un po’ che direzione sta prendendo questa crescita, abbiamo realizzato che la Birmania, o Myanmar, è in una fase transitoria ora: non è più genuina come poteva esserlo alcuni anni fa, nonostante si possono ancora trovare luoghi autentici qua e là, ma non è nemmeno improntata al turismo, non ancora matura a ricevere un turismo da backpacker e non.
Nelle città o nei villaggi più turistici hanno già capito chi è il ‘Dio Denaro‘. Sfruttando l’occasione, è scontato ormai che ti chiedano di più del valore reale di qualsiasi cosa.
Fuori dai templi la scritta ‘the tourist must pay‘ dice tutto, per non menzionare i bancomat dentro ai templi giusto per essere sicuri di non rimanere senza soldi alla cassa.
I taxi rincarano fino a 6 volte di più, i ristoranti il doppio minimo, gli autobus da 150 kyat arrivano a chiederti anche 2000 kyat, che calcolati in euro non sono poi molti (2000 kyat= 1,50 €), ma se pensate agli hotel e a 25.000 kyat per una camera sporca, con la muffa sui muri, senza finestre, è troppo anche per il Myanmar.
Purtroppo ciò che sta cambiando è il cuore del popolo birmano.
Per fare ancora un viaggio nel vero Myanmar bisognerebbe saltare le città, andare nei luoghi più lontani non raggiungibili dalle solite mete turistiche, provare a vivere con loro nei villaggi o andare nelle scuole a fare volontariato con i bambini. A volte non è possibile anche per questioni di tempo e soprattutto perché alcuni dei posti più straordinari sono proprio i luoghi turistici, come Bagan che non va assolutamente evitata, ma riuscire ad avere qualche giorno in più per allontanarsi dai ‘luoghi commerciali’, merita davvero lo sforzo.
Questo paese rimarrà sempre una terra splendida, i luoghi continueranno a rimanere unici al mondo, nessuno potrà cambiare la particolarità delle stupe di Mandalay, o i profumi del mercato di Meiktila, o i villaggi intorno al lago Inle, un viaggio in Myanmar ora regalerà una sensazione unica che ti rimarrà sulla pelle.
Il nostro consiglio è quello di cercare di conoscere gente locale, cercare di entrare nelle loro case, allontanarsi dai viaggi organizzati e pianificare un tour fai da te nei villaggi più remoti e, soprattutto, andare il prima possibile, prima che le cose cambino irreversibilmente.
Prima si va e meglio è!
Articolo di
Lola e Ivana Around The World