E’ il tempo del cambio stagione, salirà ciò che era in basso e scenderà ciò che era sulle nostre teste.
Il moto perpetuo dell’armadio.
Essere o non essere, questo è il problema. Lui Amleto, teneva pensoso e in mano un teschio, io Silvia, ho una maglietta.
Vicini o lontani, entrambi abbiamo un dubbio che ci attanaglia.
Tenere, buttare, buttare, tenere, forse lasciare.
E se tu ignaro lettore ti stai domandando cosa diavolo c’entra tutto questo con il viaggio, io al mio sussulto ne aggiungerò un altro, coprendomi le orecchie per non udire.
Tutto si rifà al viaggio (no?!), pure la morte (“…il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno…” Shakespeare).
Io sono qui, sola, a decidere del destino di queste magliette, pantaloni, camicie e foularini.
Come spiegare che quella maglietta verde oliva sbiadito, acquistata in Temple Bar a Dublino nel lontano 1995, rappresenta un’icona di libertà, la mia.
E quella sciarpina di cotone che ha quel colore non ben definito ma che va bene su tutto e sta dappertutto.
Non l’ho mai persa durante i miei viaggi e pure non ha mai avuto un posto tutto suo, prima nello zaino, poi nel marsupio.
Si è adattata la piccina, a fascia, a cappello, senza lamentarsi.
E ora solo perché ha un piccolo foro che ne attesta l’esperienza dovrei gettarla?
Il mio fedele amico, quel pantalone che inspiegabilmente si adatta alla mia figura in perenne cambiamento: un inesorabile yo-yo di peso, taglia e umore.
Esso si è piegato al mio volere, mi ha aperto le sue tasche anche quando era impossibile contenere la bottiglina d’acqua, e adesso solamente perché le sue gambe perdono qualche cucitura gli volto le spalle?
Mi viene da piangere.
C’è la camicia che possiede la magia di poter essere color sabbia, ecrù, beige, avana, savana, corda, quale altra potrebbe prendere il suo posto?
Mi guarda quella simpatica pallina di kway dal colore amaranto, capace di farmi prendere 10kg e 10 anni nella stessa foto, è lei che mi para dall’acqua fuori ma fa sudare acqua da dentro, ed è sempre lei che ritorna pallina fin dagli anni 90.
Possiedo altresì la felpa giusta, né troppo pesante, né troppo leggera, impossibile trovarne un’altra con le stesse capacità: mi copre dal leggero abbassamento di temperatura senza farmi mai sudare e si ripiega su se stessa entrando perfettamente nello zaino, basta distogliere lo sguardo da quella rete di pallini attaccati oramai dappertutto…
Quando si parla di eccellenze bisogna farne i nomi.
Invicta. Come dire Coca-Cola. E’ l’imprinting italiano, il sicuro riconoscitore dell’italianità all’estero: nella folla rappresenta un rifugio sicuro, egli parla la tua stessa lingua.
Non chiamiamolo zaino, mi ha accompagnato per mari e monti, su treni, bus e aerei, ogni giorno con forza e disprezzo l’ho buttato in terra al ritorno da scuola, ma lui è sempre rimasto lì ad aspettarmi, certo che sarei tornata.
Qualche ritoccatina l’ha avuta, il fondo e la chiusura sono stati ricuciti, ecco perché non dimostra i suoi anni, 22.
Tutti loro sono entrati e usciti da me, dalla mia valigia, dalla mia lavatrice, dai miei viaggi.
Ma ecco che vedo altri amici là in un angolo, sono il giaccone in alpaca peruviano, il poncho coloratissimo messicano, quei pantaloni tunisini larghi e a righe… sembravate così belli su quelle bancarelle e poi all’arrivo a casa…
Non mi fraintendere, non che siano brutti ma non hanno trovato una loro quotidiana collocazione, sono contro corrente sempre.
Idem quelle ciabattine marocchine, mie amate, bellissime e colorate, mi sento un’odalisca quando le metto ma alla fine non arrivano mai al portone di casa, e non dimentico le ballerine, le tantissime perle cucite una a una ne fanno un’opera d’arte indiana che purtroppo non va d’accordo con i miei piedi, appena le metto cado all’inferno.
No, non cederò alle avance dello shopping, del piacere con le amiche, del domani è un altro giorno.
A loro sarà dedicato uno spazio, tutto loro e una bella targa che ne attesti la presenza: Viaggio.
Anche stavolta chiuderò l’armadio, con più difficoltà di ieri e meno di domani sapendo però di non aver tradito nessuno amico.
Grazie.
Articolo di
Silvia Balcarini