A volte mi capita di vivere esperienze di viaggio che non ho nessuna voglia di condividere, sento il bisogno egoistico di tenerle per me solo.
Lo so… non è per nulla coniugabile con il fatto di avere un blog di viaggi.
Un esempio: questo articolo.
Ho fatto una fatica tremenda a scriverlo; un po’ perchè non ho le capacità narrative di trasformare in prosa attimi di perfezione, un po’ per l’egoismo innato degli esseri umani a voler custodire preziosi segreti.
Ma sono qui, lo stai leggendo per cui ha prevalso la mia etica verso di te.
Ora… IMMAGINA.
Siamo in Val Venegia, in Trentino, a due passi dalla Malga omonima, ai piedi delle Pale di San Martino.
A livello metereologico è una giornata unica, fine di ottobre, un cielo del tutto sgombro da nuvole, una temperatura primaverile.
Di quei giorni in cui le fotografiche hanno contorni nitidi, quei giorni in cui photoshop e i suoi fratelli diventano inutili.
Solo 20 giorni fa, i primi di ottobre, qui era già tutto coperto di neve, invece oggi puoi addirittura sederti sul prato senza problemi.
Ripeto: una primavera alla fine di ottobre, manco fossimo nel continente australe.
Ma andiamo avanti.
Una trentina di persone soltanto hanno il grande onore di accogliere il tramonto di una giornata del genere ascoltando Danilo Rossi, prima viola della Scala di Milano.
“Non guardate me, Ascoltate” è l’ordine perentorio che arriva dal Maestro e noi eseguiamo.
Anche se… mentre le note scorrono mi perdo a guardare gli alberi rossi, gialli, abeti, pini, quelli che insistono con il verde ma lo modificano un po’ pure loro, per non sembrare statici.
E non lo sono credimi: sono vivi, cantano, suonano, si muovono, ma ora stanno in silenzio ad ascoltare la viola che allieta anche loro.
Nel momento in cui i fortunati che sono lì insieme a me fanno silenzio, per qualche minuto della loro (mia) esistenza, non stanno pensando ai problemi, si godono attimi di puro piacere che vuota la mente.
In realtà nel tutto non puoi far finta di nulla… puoi distogliere lo sguardo su tante meraviglie ma alla fine l’occhio (e il cuore) ritorna alle Pale di San Martino.
Si stanno “accendendo”, prima di un arancione/giallo, poi ecco arrivare il rosso, ultimo baluardo del giorno che soccombe alla notte; ma il suo è solo un ritirarsi, l’eterna lotta tra queste due meraviglie che in realtà lotta non è, ma amore impossibile, ricomincerà tra qualche ora.
E’ vero che ognuno scrive il proprio destino, le nostre azioni ci permettono di essere ciò che siamo e dove siamo, ma devo ringraziare con tutto il cuore la Val di Fiemme e le ragazze che lavorano all’APT per avermi dato la possibilità di esserci: mi avete regalato un attimo di perfezione a casa vostra.
Un saluto,
Cristiano