Come promesso, il nostro tour alla scoperta di Buenos Aires riparte da San Telmo.
Quando ce l’avrai fatta ad uscire da questo prezioso barrio dirigiti verso Piazza Italia o Piazza Sicilia, dove?
Ma nel quartiere Palermo! Dove altrimenti?
Il quartiere ruota intorno al Parque Palermo sicuramente da vedere, ma spingiti oltre, entra nel barrio e se puoi arriva perfino a Belgrano.
Questa è “la Soho latina e dai tratti italiani”.
Qui, in una bella architettura sono incastonati i negozietti più strani, i mercatini, angoli particolari e a volte un po’ stravaganti.
Questo è il luogo adatto dove tirar fuori i contanti, (e la famosa carta) entra nei minuscoli negozi vintage, uno più bello dell’altro, o in quelli dei giovani stilisti: scarpe, borse, chincaglierie, bijoux, accessori stravaganti e oggetti più o meno artigianali.
Vade retro grandi marchi in franchising! (almeno per adesso).
Non ti appassiona il genere?
Scatterai una miriade di foto, di certo.
Entra nel passage Santa Rosa, non mancare Plaza Julio Cortázar detta anche Placita Serrano.
Fai una pausa in uno dei tanti locali, ce ne sono di moderni, artistici, eleganti, molti dei quali con i tavolini all’aperto e goditi il passaggio.
Insomma San Telmo o Palermo? Palermo o San Telmo? Io non so decidermi e tu?
E se ancora non sei stanco, e ti giuro non lo sarai, visita un museo, ce ne sono di importanti e di gratuiti, uno tra i tanti il Museo Nacional de Belles Artes con i grandi maestri fiorentini ed europei.
Ma bearsi di B.A. vuol dire anche salire su un tram e farsi una quadra, prendere la vecchia linea della metro, la prima di tutto il Sudamerica, quella con i vagoni in legno e le fermate decorate con azulejos, fermarsi a comprare qualcosa ad un Kiosco (si vende di tutto, dalle aspirine alle pile ai preservativi).
Mangia cibo di strada, assaggia in pasticceria gli alfajores (scegli bene dove!), fatti del male seduto ai piccoli tavoli di legno: pasta, carne (lapalissiano), pane condito con salsa Chimiciurry (levatemelo da quiiiii!) e affonda la tua sete nella birra o nel vino (buono anche quello).
Grazie a Dio si torna in taxi.
I taxi sono economici, qui come negli States si usa indicare l’incrocio di due strade e non il numero civico!
Poca la differenza di prezzo tra le corse diurne e quelle notturne.
D’obbligo parlare con il tassista, tutti conversano volentieri, ti consigliano e nove su dieci hanno lo zio, il nonno, il cugino italiano o altrimenti si rivolgono a te in italiano!
In tanti consigliano di andare a vedere una partita di polo. Io non l’ho fatto.
Dal canto mio invece ti prego di andare a vedere ballare il tango, ma non quello professionale bensì quello ballato dalle persone comuni.
Ovunque, in hotel, nei bar, o chiedendo a un tassista fatti accompagnare in una sala da ballo, una milonga.
Per pochi soldi entri in sala, chiedi di sederti al tavolo, così puoi comodamente bere e vedere la gente che balla il tango, la milonga o altri balli “fratelli”.
E’ un’esperienza unica.
Un signore si è fatto in quattro per farci avere un tavolo ed io ero vestita come una scellerata, come sempre del resto in viaggio (che vergogna).
L’immagine è questa: tante le donne di ogni età vestite e pettinate di tutto punto, strass, paillettes, bracciali, e scarpe da tango.
Tutte rigorosamente e mai volgarmente provocanti.
Peccato invece per gli uomini di gran numero inferiori ma di età avanzata, dai 60 in su.
Anch’essi ben vestiti.
Funziona così, e funziona per tutti; gli uomini girano per la sala e osservano le signore, (gli uomini non invitano le donne che siedono al tavolo o accanto a un altro uomo) gli occhi si cercano, e se tu donna non abbandoni lo sguardo hai accettato l’invito.
Eccolo, disinvolto ti invita (quindi attenzione chi osservi e quanto!).
Da adesso sappi che sarai sua, lui ti terrà a sè come se tu stessi cadendo dal quarto piano.
Mi sono chiesta come certe donne ce la facessero a espandere la gabbia toracica per respirare.
Insomma una volta accettato l’invito non puoi tirarti indietro e dire “io pensavo… io credevo…”.
Mentre si balla molte delle signore sono talmente abbandonate al loro compagno che tengono gli occhi chiusi.
La musica finisce ma ne inizia subito un’altra.
Ecco un’altra particolarità: il primo minuto circa, le coppie in pista non ballano ma conversano ad alta voce (qualcuna non conoscendosi si presenta! E sono state avvinghiate fino a un attimo prima!) e poi via via una a una riprendono il ritmo e la strizzata audace.
Alcune coppie sono fisse (mogli e mariti) mentre altre, tante, non lo sono.
Non si cambia partner fino a quando non c’è un altro stacco.
Dopo circa 4-5 brani c’è un momento di calma: musica da discoteca!
Tutti la snobbano e tornano al tavolo.
Adesso si ricomincia tutto da capo.
Premetto che se avessi saputo anche solo mettere un passo davanti a l’altro mi sarei fatta invitare, perché l’ho trovato veramente allettante.
Peccato che qua come altrove i giovani (come sempre in maggioranza gli uomini) non siano interessanti a questo ballo che in sè racchiude cultura e corteggiamento.
Mi hanno detto che la serata danzante inizia verso mezzanotte (come da noi nelle disco) e prosegue fino alle prime luci dell’alba oppure verso le 3 del mattino nei giorni feriali.
Accipicchia!
Non hai ancora capito perché mi sono innamorata di Buenos Aires?
Sembianze ispaniche, aria bohemienne, emozione latina, cucina italiana e clima temperato tutto l’anno.
L’arrivo in Argentina non può essere migliore, la sensazione, praticamente impossibile da provare per un italiano è quella di essere entrato in una terra colonizzata, senza guerre però.
Qui i nostri visi si confondono tra la gente, per non parlare della comunicazione!
L’inglese è praticamente bandito, lo spagnolo è la lingua ufficiale e l’italiano quella ufficiosa.
Che bello incontrare gente in ogni posto e conversare tranquillamente, perché chiunque ti comprende!
Una parte del viaggio devi assolutamente dedicarla all’attaccare bottone.
Gli argomenti? I nostri. Politica, calcio, cibo.
Al ristorante, per strada, sul taxi sembra che ogni argentino porti con sè sangue italiano o per lo meno la sua fonetica.
E come lo descriveresti un paese che come il nostro mangia regolarmente la pasta (AL DENTE) e ha in ogni bagno il bidè??
Una seconda casa.
Articolo di
Silvia Balcarini