Io mi chiedo perché un viaggio non vada mai male, non ci sia nessuno che ti dica, tornato dalle vacanze, che quell’esperienza ha fatto schifo.
Non sto parlando della pasta scotta in Egitto o di frasi tipo: “bello il mare in Croazia ma perché non imparano a fare il cappuccino” oppure “Istanbul meravigliosa, mi chiedo però come inizino il pranzo senza il primo!” (quest’ultima sentita con le mie orecchie).
Certo è tutta una questione di gusti, la stessa opera d’arte a te può far incappare nella sindrome di Stendhal e a me far pensare al mio disegno dell’asilo (dove l’ho messo?).
Il viaggio, inteso come contenitore di tante e a volte troppe cose intersecate tra loro può diventare anche una prigione, un’esperienza ansiogena, un dramma culinario, o semplicemente un problema di famiglia.
Che dire di quelle coppie che durante il menage annuale non si vedono mai e che per quella settimana si ritrovano li, vicini vicini, 24 ore al giorno, tra sali e scendi da bus ed aerei, “I documenti ce li hai tu amore?” e “Li hai presi tu?” (sempre XY verso XX) bagagli che a casa si chiudevano e adesso no, alla fine cosa è stato del viaggio?
Ma la risposta al loro ritorno? “Tutto bellissimo”.
Ma tutto bellissimo non può esserlo mai! Penso io.
Al mare si, si può ovviare, tu spinning, io tennis, i bambini al miniclub, tanto si divertono di più, dai se studiamo bene gli orari riusciamo a vederci solo a cena,come a casa, e tutto è salvaguardato, anche il bello della vacanza!
Ahhhh! Ecco perché le vacanze degli altri sono sempre perfette…
Questo per dire che non esiste un posto brutto o bello, buono o cattivo ma è come lo si percepisce, ogni viaggio è a sé, perché ogni persona è unica e irripetibile come lo sono gli accadimenti; meteo, compagnia, organizzazione, e avanti così.
Questo non toglie che come vacanzieri, bloggers o qualunque altra parola moderna e strampalata dobbiamo essere sinceri ed avere il coraggio di raccontare anche la nostra vacanza da schifo.
Ecco la mia sincera cronaca di un viaggio terribile!
Marocco, pieno agosto, tour comperato presso l’agenzia viaggi e organizzato da un noto tour operator, non me ne vogliano entrambi.
Come me molte, molte altre persone.
Caldo, anzi più che caldo, caldissimo, ma secco… praticamente un forno a 180 gradi (è caldo secco).
Le escursioni organizzate solo per maratoneti e “spingitori”, quotidiana la partecipazione praticamente obbligatoria di 2-3 show room (non eravamo un gruppone di turisti ma una delegazione italiana intenta a intraprendere un commercio con il paese e ovviamente interessata al panorama totale della produzione artigianale di questa nazione).
E poi l’oblio: è arrivato il giorno in cui il turista sale di grado, diventa di diritto viaggiatore, può farsi la tacca sulla cintura, eccola la FVD (febbre-vomito-diarrea, ça va sans dire).
Qui le tacche sono state 52, l’intero pullman denominato “Noi del 4 stelle” (quelli del 5 niente).
Scatole di pasticche e bustine vagavano in ogni dove senza sosta.
L’argomento, uno solo.
Tutti abbiamo ingurgitato di tutto nella speranza che quello che fa bene a te fa bene anche a me.
Il malefico baco non è morto.
Nel secondo tempo è scattata la corsa alla sopravvivenza, scappi chi può, molti dimenticavano i medicamenti in valigia, oramai posizionata, e poi nessuno era più sicuro che il farmaco fosse giusto anche per te.
Insomma antibiotici e Dissenten non bastavano per tutti.
E a capo dell’oblio una guida che imperterrita parlava, o credeva di parlare, a 104 persone, due pullman, che doveva rispettare orari inderogabili, luoghi prefissati e ristoranti in attesa.
Alla fine era meglio rimanere a casa.
E ora sfogati! Sfogati anche tu!
Articolo di
Silvia Balcarini