Forse hai già deciso le tue vacanze, forse partirai per andare lontano, per sentire il suono di un’altra lingua, per immergerti in un territorio estraneo alla vita di ogni giorno. Non sarà facile farti cambiare idea ma ci proverò, invitandoti a guardare verso dei monti che pochi ancora conoscono, dove piccole comunità non si lasciano andare allo sconforto e invece di scappare nelle città, riescono ad attirare persone e vivacità.
La Val Tramontina è uno di quei luoghi dove non ci si è arresi allo spopolamento e alla tristezza di molte montagne, qui si è creata comunità, con paziente lavoro di anni. E n’è valsa la pena, perché qui non manca la bellezza, di una valle scavata dal fiume Meduna, circondata da declivi che si infiammano di verde in primavera e in estate, di pozze e torrenti che diventano piccole oasi, per fare un bagno senza il clamore della folla delle grandi spiagge.
Di questa valle te ne ho già parlato lo scorso anno, prima di una festa asinina, il Ciucoraduno. Ora sono qui a scrivere di un’altra festa dal sapore popolare, un festival di danze, che diventa una porta d’accesso a questo piccolo mondo, ricco del silenzio e dell’aria pura dei monti, lontano dal turismo di massa.
FESTinVAL è il momento in cui la Val Tramontina risuona della musica antica dei balli popolari: friulani, ebraici, occitani, bretoni e salentini. Di colpo, tamburi e fisarmoniche smettono di essere solo qualcosa da sentire ma si fanno invito alla funzione primordiale del suono, quello di lasciarsi andare e seguire la parte di noi autentica, quella animale, ammaliata dalle melodie e stimolata dalla forza delle percussioni, quella che non ha bisogno di pensare troppo ma che sa che la vita è fatta di istanti presenti, da godere appieno.
Il tema di quest’anno è Radici, la connessione con le parti profonde di noi stessi, che in fondo sono le stesse di ognuno, in tutto il mondo. Infatti, pur nella diversità, i balli popolari hanno dei motivi ricorrenti, delle spinte e direzioni comuni. La musica affonda nelle radici comuni dell’umanità e si eleva sopra ogni barriera, invitando ognuno a prendere la mano di chi ci è vicino, per danzare assieme.
Il festival, dal 4 all’8 agosto, è anche un’occasione per le altre arti, oltre la danza, quella del teatro, della pittura, della lettura, del cibo e del godimento del paesaggio. Sarà così possibile entrare nei cortili delle vecchie case di Tramonti di Sotto, per mangiare piatti che sono già esotici per gli abitanti delle città in pianura, o seguire le tracce di vecchi racconti, incamminandosi lungo sentieri di montagna che portano a borghi abbandonati o cercare le trame delle stelle e dei pianeti ascoltando i racconti della mitologia.
Non so se ti ho convinto a venire qui in Friuli ma se ami le feste popolari – che non vuol dire sagra -, se vuoi ballare con persone che qui vengono apposta da lontano e se alla fine, dopo la musica, vuoi andare verso il fiume a vedere le stelle, pulite e senza polveri, a esprimere qualche desiderio, forse il luogo lontano dalla vita di ogni giorno potrebbe essere anche qui, in Val Tramontina.
Articolo di
Luca Vivan