Una specie di pace, non importa che nomi, che etichette, o quali parole la definiscono, tutti cerchiamo un momento, il più lungo possibile, in cui svuotare la testa e alleggerire il cuore dalle troppe tensioni e respirare la quiete che appare come una liberazione e un regalo, forse quello più prezioso.
La puoi cercare scalando i tetti del mondo, navigando i mari del Sud o tra i vicoli di antiche città, tra gli incensi dei luoghi sacri o camminando in un bosco e sfiorando la nuda roccia.
Il viaggio allora si fa percorso per trovare, o ritrovare, questa dimensione in cui non ci sono conflitti ma solo la disponibilità a vedere il mondo per quello che è: un tesoro.
Le Marche hanno colto questa necessità di turismo dell’animo e già ho parlato di eremi, chiese e monasteri, di vecchi borghi adagiati sulle colline che accolgono il moderno pellegrino in cerca di un contatto profondo con se stesso. Lo spazio sacro più grande e meglio riuscito è forse quello meno evidente, mentre mi inoltro nei vicoli di paesini medievali o ascolto la voce delle guide che riecheggia nelle bianche chiese romaniche di cui sono ricche le Marche, è così vasto e imponente che sfugge alla vista.
La Natura è la chiesa più sorprendente e meglio costruita che posso incontrare, risuona come mille campane nelle vallate, nelle gole e nelle montagne coperte di alberi e di rocce, profuma come mille fragranze di incenso nei boschi e nei prati, ha forme e colori che brillano più di mille vetrate o di mille affreschi.
Le grotte di Frasassi non sono forse un tempio di colonne dai milioni di anni, con navate di bianco calcare colorato dai più diversi minerali, capace di sorprendere e zittire il viaggiatore?
Nell’Abisso Ancona, con i suoi 200 metri di altezza, di tutto quanto posso portarmi addosso rimane solo lo stupore genuino di fronte alla meravigliosa ed armonica capacità della natura di creare forme e spazi sempre diversi. Uscito all’aria aperta mi accolgono gli Appennini e la gola del Parco Regionale di Frasassi, che si possono scorgere come in un palcoscenico dal piccolo borgo di Pierosara, con le formazioni calcaree e i boschi che nascondono cavità e grotte ancora da esplorare.
I dolci avvallamenti che sono il marchio di questa regione qui si sono fatti monti e pendii scoscesi, spazi adatti a chi ama la montagna, di chi nella fatica del camminare trova in qualche modo la propria meditazione.
Lungo un facile sentiero arrivo a delle bocche aperte nella montagna che custodiscono il moderno tempio del Valadier e il più antico eremo di Santa Maria Infra Saxa, l’ennesimo luogo di culto incastonato dove un tempo giungeva solo la perseveranza della fede e la voglia di non farsi distrarre dal mondo.
Non sono però i nomi e le loro storie le protagoniste di questa tappa nella spiritualità delle Marche ma l’ospite di tutta questa religiosità, dei monasteri abbarbicati sulle pendici delle montagne o avvolti dai boschi di noccioli, delle chiese romaniche di pietre bianche e semplici disseminate qua e là: la natura della costa, dei colli e dei monti che ha sfamato e sfidato allo stesso tempo il pellegrino come il monaco, che lo ha costretto a confrontarsi con i propri limiti e gli ha donato preziosi momenti per sentirsi parte di qualcosa di più vasto e senza parole.
Luoghi come le gole di Frasassi diventano allora dei monasteri a cielo aperto, degli spazi sacri senza confine di credo, dove chi cerca il silenzio del mondo può trovare la pace nella bellezza della Natura.
Articolo di
Luca Vivan