Chi non viaggia oltre confine, è spesso spaventato dall’incontro/scontro, non solo con una differente cultura, bensì con un cibo diverso.
Il rischio di morire di fame o di ridursi a mangiare le peggiori creature terrestri cucinate poi, con oscure pozioni, è l’incubo ricorrente in molti turisti che ancora adesso scelgono una destinazione o meglio, una tipologia di viaggio che li salvi da questo mostro.
E’ sotto gli occhi di tutti che abbiamo inserito nel nostro regime alimentare il sushi, il kebab e l’hamburger. Oramai nel dimenticatoio il pollo alle mandorle e il riso alla cantonese (Per i più giovani dovrei partire con “C’era una volta…”). Mi accorgo però che, più che mai, i due fototipi coincidono.
Anzi, puoi ritrovarti allo stesso tavolino dovendoti sorbire una lezioncina sulla cucina etnica che oramai fa parte del quotidiano.
Il pollo al curry indiano così familiare da riproporlo in versione fatto in casa tra le mura domestiche, la dipendenza dai rotolini e polpettine, il gusto intenso della miscela di carni tagliate verticalmente. Mah.
Che ogni piatto debba essere assaggiato nel luogo d’origine credo si possa scrivere su una stele.
Questo, per il reperimento delle materie prime, l’adeguamento al palato locale e la preparazione affidata a chi, nel suo paese d’origine, faceva un altro mestiere.
Infatti, possiamo affermare che molti dei ristoranti giapponesi sono gestiti da cinesi, che parlare alla leggera di curry non ha senso visto che è una miscellanea di spezie variabile (famiglia, ristorante, paese) o che il doner-Kebab (perché kebab, da solo, vuol dire carne arrostita) oramai monopolio dei pakistani, in Pakistan non esiste, essendo invece un piatto di origine turca.
Inoltre il doner-kebab che arriva a noi è prodotto principalmente in Germania e in Italia, con molti più grassi, sale e meno spezie. Ah già perché il problema dei piatti etnici (o esteri?) sono le spezie!
La famosa paura delle spezie che… creano problemi allo stomaco, che non fanno digerire, che…
Ma tu sei sicuro di non amarne nessuna?
Le famose note del piatto sono dovute ai condimenti accompagnati anche dalle erbe aromatiche e dalle spezie. Le spezie sono numerose e numerose sono le varianti e le dosi utilizzate.
Io adoro tra i tanti la cannella, il cardamomo, il basilico, la curcuma, lo zenzero, tutte le varietà di pepe, il peperoncino, la paprica ecc.
Odio il coriandolo fresco e il rafano. Mi piacciono, se usati con moderazione, il cumino e l’anice.
Leggendo la mia piccola lista e facendo mente locale ti accorgerai che molte di queste e di quelle che ti sono venute in mente sono presenti nelle nostre cucine, di regione in regione. Certo le quantità cambiano e con questo il gusto del piatto ma ciò non impedisce di imparare a capire quali sono quelle che ci piacciono e quali no.
Assaggia senza preconcetti.
Se la paura è rimasta prova a leggere qualcosa a proposito delle spezie che non conosci, per sapere l’utilizzo, il sapore e poterla poi ritrovare facilmente nel piatto.
Viaggiando e soprattutto mangiando pietanze non cucinate per i turisti, mi sono accorta che il palato è come un muscolo, capace cioè, stimolandolo, di aumentare la propria inclinazione ai gusti nuovi e differenti. Lo stesso cibo, assaggiato più volte durante un viaggio ha cambiato la percezione del mio palato o meglio, le mie papille hanno accettato lentamente le note del piatto, facendo si che il gusto in bocca cambiasse.
E come la mettiamo con gli altri ingredienti? Sempre dalla mia esperienza posso dirti che il pomodoro, la patata, il riso e la carne arrostita sono gli ingredienti globali…
Alcuni piatti poi, anche se rivisitati, sono presenti in più paesi, complici invasioni, occupazioni e immigrazioni o dovute agli stessi metodi di conservazione. Le carni diverse in specie e nel taglio sono sempre riconducibili a un gusto conosciuto, cereali e legumi nella loro varietà sono accomunati dallo stesso gusto leggero. Insomma niente paura, la cucina è molto meno esotica di quello che sembra.
Certo le stranezze ci sono e oramai non sono più un mistero, diversi sono i programmi televisivi che cercano di schifarci con la vista di alimenti raccapriccianti. Ma come sempre si tratta di punti di vista.
Va ricordato che noi mangiamo parti di animali o prodotti derivanti da animali alquanto orrende da vedere e da pensare. Via.
Tutte le interiora e frattaglie, il coniglio, il sanguinaccio, tendini e cartilagini dei bovini, il cotechino, la lingua, lo zampino, la porchetta, la coda del bue, le lumache, le rane, la coppa, il formaggio con i vermi, il lattume o latte di pesce (questo cercalo e fammi sapere…)
Devo continuare?
Cosa ho provato io:
– Insetti fritti in Asia ed Africa = ciò che è fritto posso affermare che sa di fritto
– Coccodrillo = sapore di pollo con una consistenza più morbida, vicina al pesce
– Vermi del mopane arrostiti = acciuga sotto sale un po’ vecchia e rinsecchita
– Carne di Kudu e di antilopi = Riconducibili a carni tipo cervo, saporite ma non tenere
– Salsa di termiti = il peperoncino nasconde ogni sapore, non ti accorgi se l’alimento è fresco o in via di decomposizione, intorpidisce la lingua. Per cui una salsa all’arrabbiata con degli esserini neri della consistenza delle olive nere sminuzzate
– Tofu fermentato = l’odore (di tantissime uova marce) è peggio del sapore che in alternativa il tofu non possiede. Ma non chiamiamolo Gorgonzola! Si consuma dopo che viene fritto o arrostito. Mi dispiace se questa è stata una lezioncina.
Articolo di
Silvia Balcarini