Sono sincera, ne avevo solo sentito parlare e se avessi dovuto darne una spiegazione, probabilmente sarebbe stata piena di indugi correlati “cioè, silenzio, mi pare, pausa vuota, colpo di tosse ecc.”
Mi riferisco ai Nuraghi sardi (Nuraghe al singolare!).
La mia spiegazione (passami il termine) sarà come è naturale che sia, lacunosa e disordinata. Quella di chi non avendo letto niente a proposito (né prima, né dopo) si è lasciata trasportare dal racconto orale delle guide turistiche di Arzachena. I Nuraghi sono il monumento preistorico in Italia più diffuso e celano una cultura ancora tutta da scoprire e studiare, quella nuragica. “Hai detto niente!”
E come son fatti?
Sono principalmente torri a pianta tonda con il tetto che termina a cono, murate completamente a secco. L’entrata è sorretta da un architrave, subito un ingresso, sulla destra vi è una stanza probabilmente ad uso del guardiano, sulla sinistra la scala per raggiungere gli eventuali piani superiori.
Nelle camere ci sono nicchie per riporre quanto serviva per la vita quotidiana e feritoie per il passaggio della luce.
Si va dal nuraghe monotorre fino a quello con 5 torri, praticamente un castello!
Alcuni complessi sono collegati tra loro da murature e tutte hanno nei loro cortili altri ambienti murari che attualmente possiamo riconoscere come botteghe. Le abitazioni dei contadini erano invece all’esterno, costruite con materiale deteriorabile. Sono stati datati dall’età del bronzo a quella del ferro in pratica dai 2000 anni ai 1000 anni a.C. Ma cosa sono?
Il Nuraghe era il municipio dove un capo villaggio viveva e dove si stoccavano le scorte alimentari. Esso delimitava un territorio all’interno del quale più abitazioni c’erano e più significava che quella comunità era ricca.
La società nuragica era strutturata in maniera democratica per l’epoca, lo dimostra il fatto che le camere sono a pianta tonda. Non vi è niente che faccia pensare che il capo villaggio fosse adorato come un Dio ma al contrario che la comunità si riunisse per le decisioni da prendere.
Ne sono stati censiti 7000 disseminati qua e là ma si sa che sono ancora di più e molti sono scomparsi nel tempo.
Semidistrutti, crollati, seppelliti o ben conservati, ce ne sono di tutti i tipi e molti sono in terreni privati. Essi non possono toccarli ma ovviamente nessuno può visitarli senza il consenso dei proprietari. Molti nomi dei nuraghi non corrispondono alla storia del nuraghe stesso ma a quella della zona e degli abitanti che lo hanno frequentato o utilizzato.
Ad esempio il nuraghe La Prigioniera è dovuto al fatto che per lungo tempo essendo sommerso dalla terra (il Maestrale ha aiutato in questo) ma nascondendo un buco sulla sommità, catturava il malcapitato. E molti hanno cambiato il nome nel corso del tempo. Così oggi, uno stesso nuraghe è chiamato in maniera differente da un anziano e da un giovane.
I nuraghi sono stati utilizzati per più scopi nelle varie epoche (es. rimessa per gli animali); nell’epoca di Vittorio Emanuele I per far pagare le tasse sui terreni, che dovevano quindi essere ben delimitati, fu con l’utilizzo delle pietre dei nuraghi che si crearono i muretti. Il tutto con estrema attenzione, ogni pietra levata poteva creare un’implosione seppellendo il contadino.
I sardi ne hanno avuto anche timore credendo fossero tombe di antenati, con il tempo si sono create leggende e superstizioni, nessuno voleva disturbare l’aldilà.
Un ulteriore testimonianza sono le Tombe dei Giganti, grandi sepolcri costituiti da una grande stele centrale che affiancata ai due lati, da altre steli minori, forma un semicerchio.
La grande stele possiede un pertugio dal quale, al contrario di quanto si potesse pensare all’inizio, non passava la salma bensì le offerte per il viaggio.
La porticina probabilmente era tenuta chiusa normalmente con una porta di legno. Nel retro si vede invece un tunnel in pietra chiuso a sua volta da megaliti. Praticamente la forma del dolmen ripreso più e più volte. Durante il rito veniva spostato uno dei massi e calata la salma dell’estinto che veniva adagiata nel tunnel con gli altri. Nel fondo si veniva così a formare un ossario.
Studiati e conosciuti da pochi e da poco, si inizia adesso a capirne l’importanza storica, il valore culturale e la possibilità turistica derivante da questo patrimonio. Mi hanno detto che sono molte le delegazioni estere interessate alla cultura nuragica e molti sono i turisti stranieri (perfino gli australiani!) che visitano e leggono libri sui Nuraghi.
E noi? Nemmeno un accenno nelle scuole…
Vi è addirittura l’ipotesi, non così remota, di una forma di scrittura e la sicurezza di rapporti di commercio e di guerra con il popolo Etrusco, Greco e Fenicio.
Io ho visitato il complesso di Arzachena.
Ricordati che è grande e diviso in parti. Ti consiglio di prenderti tutta la giornata e magari nel tardo pomeriggio, passeggia per Cannigione, a poca distanza, pittoresca e gradevole cittadina sul mare. Cenetta compresa.
Questo nuraghe è importante perché dopo il ritrovamento di un’anfora particolarmente decorata e unica nel suo genere ha ricevuto un finanziamento statale. Oltre la torre centrale a due piani, all’esterno si possono facilmente riconoscere le botteghe, il panaio con il forno, il pozzo, la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana con una canalizzazione per il “troppo pieno”.
A tal proposito se soggiorni vicino a Palau e non vuoi allontanarti troppo puoi recarti facilmente qui.
Esci dalla cittadina e mantieniti sulla strada principale per Santa Teresa di Gallura, quando vedi il ristorante sulla sinistra “Vino e spaghetti” con le bandiere che lo indicano gira a sinistra. Adesso vai, ma vai-vai, quando pensi di aver sbagliato strada perché è un po’ che guidi sei quasi arrivato.
Non preoccuparti, quando devi girare è segnalato, se non vedi segnali prosegui sempre diritto. Poi girerai a destra, una candida e nuova chiesetta ti rimarrà anch’essa sulla destra, prosegui ancora un pochino avanti, adagio, perché la strada è dissestata, parcheggia nel grande spiazzo.
Devi entrare proprio lì, dove c’è il cancello, subito dopo lo trovi sulla sinistra.
E’ sempre aperto e gratuito ma non solo per questi motivi devi vederlo. Ancora troppo spesso sono avvolti dalla terra e non restaurati. In virtù di questo ti consiglio, specie se è il tuo primo nuraghe, di trovarne uno in buone condizioni oppure di procurarti una guida, altrimenti non avrà senso.
Visitane almeno uno, anche se non è sufficiente (insieme a una Tomba dei Giganti).
Non avrai difficoltà a trovarne, sono sparsi un po’ ovunque in Sardegna. Perché non saranno maestosi ma certamente sono “Le piramidi italiane”.
Per ulteriori informazioni puoi approfondire con questo sito.
E chissà se a breve potrò andarmene per Nuraghi su piste ciclabili o a bordo di mezzi elettrici…
Articolo di
Silvia Balcarini