Granada è uno dei punti cardinali dell’Andalusia, qui si viene per l’Alhambra, che diventa il suo punto forte e la sua disgrazia; sì perché la maggioranza dei turisti visita proprio l’Alhambra e poi se ne va.
Granada invece offre molto ed ha un aspetto molto più cittadino della sua dirimpettaia Siviglia: qui il carattere andaluso ha un altro odore.
Rimani oltre il giorno dedicato al palazzo, vedi, scopri, assaggia.
Granada entrerà senza fatica nella lista delle città in cui trascorrere un altro week-end di frizzi e lazzi.
Non si dovrebbero mai fare paragoni ma io me ne infischio e li faccio lo stesso.
Siamo d’accordo che per noi italiani la Spagna continentale significa soprattutto Barcellona?
Ecco, credo che Granada possa conquistarsi un altro segnalibro.
Granada è più fumosa, misteriosa, più buia.
Il suo divertimento e la sua movida non è irriverente ma ha il sapore del proibito e ai limiti dell’illecito. L’odore di tè speziato e fruttato ma soprattutto l’odore del fumo (si hai capito bene, proprio quello) ti accompagnerà durante il giro per Granada.
Ti consiglio in pratica di serbarti minimo 2 notti da trascorrere a “Melagrana”, eh già perché Granada in italiano significa melagrana.
Te la ricordi la Granatina?
Era ed è sciroppo di melograno, vedi, tutto torna! Anche qui stessa formula per auto e parcheggio, abbandonala il prima possibile, chiedi al tuo albergo se hanno una convenzione, fai qualche passo in più a piedi ma cerca posteggio in quelli che non applicano tariffe notturne, le tue tasche saranno più pesanti.
Questo melograno lo posso dividere in 3 grandi spicchi: La zona centrale bassa, la zona alta con l’Albaicin e Sacromonte e in ultimo l’Ahlambra.
Vediamo cosa riservano questi spicchi, inizio a far uscirne gli arilli (chi?) i semi rossi dolci ma insidiosi sotto i denti e per le nostre dita.
Stando attenta a scartare la pellicola bianca.
Prendo come punto focale ovviamente la Cattedrale e considero facente parte di questa zona anche il quartiere di Realejo, ossia la zona dei negozi da struscio e i locali più “in”.
La Cattedrale e la Cappella Real (si entra dal retro della cattedrale) sono entrambe a pagamento. Quella che ti resterà più impressa è la Cappella Reale: regale e opulenta, ça va san dire.
E adesso metti in moto le scarpe, si parte: proprio di fronte alla Cappella non potrai non notare la facciata della Medersa, il piccolo souk simil-arabo lì accanto e il caravanserraglio.
Prosegui a zigo-zago, fai il girotondo della Cattedrale inebriati dell’odore dei tè, dopo due ore ti renderai conto che in linea d’aria sei a 10 metri dalla suddetta.
Prendi come semplici obiettivi le piazze (con o senza chiesa) che sono sempre meritevoli di passaggio o di sosta: plaza Pescaderia, Trinidad (ricca di bar), Plaza Universidad, Bib-Rambla, Isabel la Catolica, plaza del Carmen (quella del municipio e stracolma di uccelli, attenzione).
Per la cena ti consiglio la “Bodega Puerta de la Alpujarra” in Carril del Picon poco prima di Plaza Gran Capitan. Pane (poco) formaggio prosciutto e salsiccia sui taglieri, vino rosso, ambiente autentico,curato, servizio veloce, prezzo modico.
Non andartene da Melagrana senza aver cenato a la “Queseria Bar Patio Rossini” in Plaza Campo del Principe, nel quartiere di Realejo. Quasi in fondo alla filata di ristorantini questo locale, da fuori piuttosto anonimo, ti regala un’esperienza. Il prezzo è sui 20 euro ma li vale tutti. Anche qui il piatto forte sono gli insaccati (stellari) e i formaggi (divini, uno anche agli agrumi) idem i patè (uno di pernice) fatti in casa e altre diavolerie gustose sempre create dalle mani dalla proprietaria gentilissima che ci ha fatto assaggiare tutto il parco culinario magistralmente tagliato e presentato in tavola. Ottimo il vino che è terminato damblé.
N.B.: Dalla mia esperienza mangereccia gli andalusi al pane e companatico preferiscono di gran lunga il secondo, per cui quello che avrai in tavola sarà in misura inferiore rispetto al valore del vassoio, ebbene dovrai richiederlo spesso con lo stupore divertito del cameriere.
Dopo cena se il tuo sangue non è del tutto impegnato nella digestione, ma irrora ancora cervello e gambe è il momento di ripercorrere i tuoi passi in centro, l’atmosfera, la gente, le strade sono diverse.
Complice l’illuminazione a volte parziale rende il percorso affascinante e a tratti un po’ apprensivo.
Però se osservi bene la gente c’è, il chiacchiericcio si sente dappertutto, è sparsa un po’ ovunque, seduta sugli scalini, appoggiata ai muri degli edifici, chiacchiera, beve, si distrae.
E ci sono anche i bar attaccati uno all’altro nelle piazze o all’improvviso nella penombra delle strade, spesso minuscoli ma sempre stracolmi di gente.
Cenando dopo le 21 va da sé che il resto continua fino a tarda notte. Per salire sulla collina del Albaicin c’è l’autobus ma io ti consiglio di salire e scendere a piedi.
Se vuoi trovarci poca gente fatti il giro la mattina, mentre il pomeriggio è più suggestivo di per sé e per il panorama che offre.
Inizi costeggiando il fiume e poi si sale, si sale davvero, sulla curva a destra ci hanno costruito per far riprender fiato un giardinetto, entra facendo finta che era lì che volevi andare. Poi un’ultima pettata e sei arrivato.
L’Albaicin è un quartiere arabo che si estende per tutto il promontorio ed è protetto dall’Unesco. Un dedalo di incroci, stradine, stradette, stradelle; non lasciare le briciole in terra al tuo passaggio, probabilmente non tornerai indietro ad eccezion fatta per Plaza San Nicolao.
Qui si torna al tramonto e alla sera per ammirare l’Alhambra.
Cerca di guadagnarti un posto per l’osservazione e per una foto stando attento a non rimanerci troppo, il fumo nell’aria potrebbe averti mandato “fuori”.
Se a quell’ora sei già sceso puoi far come me, in 5 min di taxi puoi risalire e salire ancora dopo cena in piena tranquillità.
Difficile dire quanto occorra visitare un quartiere e per l’Albaicin vale la stessa regola, dipende da chi sei tu.
Tra Calle, paseo, plaza, mirador, io ho finito intorno alle 16.
Ricorda che il quartiere alla sera cambia d’abito e merita di essere rivisto.
In ogni caso non perderti Caldereria Nueva (foto all’inizio) e le sue viuzze (poco prima di ritornare alla strada pianeggiante) sale da tè arabe molto pittoresche, negozietti perditempo, insomma questo quartiere non può lasciarti indifferente e come me tornerai una seconda volta a sera inoltrata per una splendida scritta araba adesso in bella mostra a casa.
Quanto ci vuole a mangiare una melagrana? Ti sei risposto da te.
Potevo mai finire con un unico articolo?
Articolo di
Silvia Balcarini