Per viaggiare in Andalusia come in tutta la Spagna non servono certo grandi consigli.
E’ per questo che non te ne darò. Le chiamerò quindi avvertenze, come quelle sui farmaci (però, che brutta immagine).
Le strade, fatta eccezione per quelle principali, sono strette (a Granada e nei paesi veramente strette) i posteggi sono limitati e/o carissimi, nell’ordine di 20 euro il giorno e una decina di euro per qualche ora.
I centri sono chiusi al traffico auto.
Viaggiare a pieno carico significa risparmiare sul serio.
Non si pagano le autostrade eccezion fatta per la tratta Siviglia-Cadice.
Ho noleggiato l’auto a Siviglia dove mi hanno proposto un’assicurazione comprendente danni ai cristalli e senza franchigia.
Per un momento ho pensato di essermi fatta convincere, poi si è rivelata uno scaccia-pensieri.
Mi sono servita del noleggio appena fuori l’aeroporto, ti ci porta la navetta.
Non mi ricordo il nome (lo so, non è professionale ma è molto sincero).
L’attesa è durata un’ora e mezza!
Noi eravamo tanti (5-6 persone) ma loro erano lenti.
Non so se ho beccato una “mattinataccia” ma era doveroso segnalarlo.
Al ritorno, di sera, abbiamo sbagliato strada due volte, non è ben segnalato, abbiamo chiesto.
Niente allarmismi.
Per il prezzo pagato avrei fatto anche il giro per la bambolina.
Esistono ancora piccole pensioni non sempre presenti sui soliti canali on-line.
Dai un’occhiata alla tua guida, cerca qua e là magari utilizzando parole spagnole.
Qui la parola hostal da sola significa pensione.
Con 30 euro dormi in camera doppia con bagno privato e prima colazione.
Va da sé che l’ambiente è un po’ demodè-shabby-non-chic e spesso i gradini delle scale hanno la pedata per un vatusso. Ah, te l’ho detto che le strade sono strette? Te lo ridico. (levati dalla testa che insisto perché sono una donna).
Ho imparato che in Andalusia più che in altre parti della Spagna i caffè, i ristoranti, insomma tutti i locali aperti la mattina (non prima delle 8-8.30! chiamali scemi, i baristi) servono la colazione: pane, in genere baguette, con burro e marmellata, caffè e latte.
Sana, abbondante e facilmente accessibile. Non venirci in estate.
E’ uno spreco e una calura pazzesca.
Utilizza un viaggio in Andalusia come terapia antifreddo, antidepressione, antistress.
Qui già lo schifoso febbraio è primavera inoltrata.
Nei primi dieci giorni di ottobre ho assaggiato temperature sorprendenti, 22°C min- 27°C max e, il sole tramonta alle 22.
Eh sì, qui non pare ma siamo più bassi che in Italia, altroché!
Mangia tapas, sempre.
Con meno di 10 euro pranzi o ceni al tavolo (al bancone costa ancora meno).
Le porzioni sono piccole, ma neanche tanto, e c’è di tutto, pesce fresco, verdure, fritti, insaccati, formaggi.
Che altro vuoi da “italiano all’estero”.
Se poi sei un mangione opta per la media ration (racion) o la ration.
I prodotti sono freschi ed è un piacere cenare all’aperto con il sottofondo del chiacchiericcio della gente e la birra fresca in mano.
I tavoli non hanno la tovaglia e nemmeno i tovaglioli, o meglio, ci sono le salviette incastrate nei classici contenitori da bar.
Se invece vuoi fare l’”americano” puoi sederti sui panchetti cenando sulle botti del vino.
E bere nei bicchieri giusti.
I ristoranti sono così numerosi che ti chiedi se gli andalusi mangino sempre fuori.
In alcune strade sono talmente uno accanto all’altro che devi stare attento a non confonderti sedendoti al tavolo di quello accanto!
9 giorni in tutto.
Questo è stata la durata del mio giro.
Ho tralasciato tanto com’è normale che sia.
Ma come si dice dalle mie parti “Mi sa di ritornaci” (sicuramente ci ritornerò).
Magari tento e provo a gennaio.
Sono curiosa di sapere se perfino il primo mese dell’anno non fa freddo è le ore di luce sono infinite.
Se la Spagna fa rima con festa e ricreazione (e noi ce ne intendiamo), immaginati scendendo al sud.
Qui puoi venirci con tutti, figli, genitori, amici, e deliro, pure con la suocera.
Il caldo si sa dà alla testa come l’alcol. Non ho scritto la cosa più importante, dove sono stata.
Dovrai aspettare le prossime settimane.
Cerca di non mangiarti le unghie nel frattempo…
Articolo di
Silvia Balcarini