Bibione per me è più che un luogo dove andare in vacanza, è un insieme di ricordi e di emozioni.
Ci sono andato ogni estate almeno fino ai miei 19 anni, quando con l’Università si sono allargati gli orizzonti e ho cominciato a scoprire un po’ di Italia e del Mondo.
Non posso quindi parlarne in modo molto obiettivo ma del resto si può mai parlare in modo oggettivo di qualcosa?
Sono cambiate molte cose dagli anni ’80, quando i miei genitori mi portavano al mare, quando per arrivare a toccare l’acqua salata bisognava percorrere un bel pezzo di strada, perché la spiaggia allora era molto più lunga e le file di ombrelloni coprivano solo una piccola porzione della distesa di sabbia.
Era un regno incantato per un bambino, oltre la sabbia e il mare, c’era un pezzo di laguna dove si trovavano granchi e paguri, che ora si è molto ridotta.
Bibione era una zona lagunare fino agli anni ’60 dove il mare era irrequieto soprattutto durante i mesi invernali.
Le mareggiate portavano l’acqua salmastra ben oltre le dune che sarebbero il naturale paesaggio del litorale.
Ancora oggi infatti esistono dei rialzamenti dove negli anni ’90 sono stati costruiti dei gradevoli passeggiatoi, che all’origine erano degli argini creati a difese delle onde.
Le bonifiche e sopratutto il boom economico ne hanno mutato l’aspetto: sono comparsi condomini e strutture in grado di accogliere operai ed impiegati milanesi, torinesi, austriaci e tedeschi.
In breve, Bibione è diventata una località di mare, dove rilassarsi e portare la propria famiglia.
Rispetto alle vicine Jesolo o Lignano, qui non si viene per trovare discoteche o bar di “tendenza“, ma per andare in spiaggia e perdersi nel suono delle onde, sotto l’ombrellone.
Fortunatamente la cementificazione ha salvato tutta quella zona che si trova dietro la zona dei condomini, il cosiddetto “Terzo bacino“, dove la laguna originaria è costellata di casoni, le antiche capanne di terra battuta e paglia usate dai pescatori come ricovero durante la migrazione del pesce, diffusi tra Friuli e Veneto e immortalati da Ernest Hemingway.
Conserva il suo fascino selvaggio anche la zona del faro, vicino alla foce del fiume Tagliamento che segna il confine tra il Veneto e Friuli, all’estremo limite settentrionale di Bibione.
Un tempo zona militare, ora è un’area protetta che ci ricorda che anche a queste latitudini ci troviamo pur sempre nel Mediterraneo: l’odore salmastro che si insinua tra i pini marittimi e le piante coriacee che vivono di poca acqua e a contatto con il sale, quella particolare sensazione che è tipica solo di questo mare, un segno distintivo che non si trova altrove e che le parole non riescono a spiegare.
E’ un luogo dove lasciare l’affollamento delle spiagge e perdersi, dove l’anno scorso ho avuto la fortuna di sentire il jazzista sardo Paolo Fresu.
La cornice notturna del vecchio faro e il palco a pochi metri dal mare sono stati uno spettacolo semplice ma emozionante, dal forte richiamo.
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Dopo tutto questo divagare tra lagune, boschi di leccio e pini bisogna pure mangiare.
Il mare è un po’ il regno della pizza, del pesce e del gelato.
Negli anni ho provato diversi ristoranti e gelaterie, pur non trovando ancora quei luoghi che di solito apprezzo particolarmente, legati alla filosofia SlowFood, ai prodotti biologici e del territorio, mi sento di consigliarti questi due:
– la pizzeria ristorante Apollo, dove punterei decisamente al pesce, sia per le porzioni, che per la qualità e l’ottimo prezzo
– la gelateria Ke Gelato, dove gustare sapori nuovi come pomodorini, fragola e basilico o un più tradizionale gelato alle amarene con uno sciroppo casalingo degno di nota.
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Come avrai intuito il mare che cerco, nell’Adriatico come in tutto il mondo, è quello lontano dalla confusione, dove sì può prendere il sole ma anche camminare in mezzo alla natura.
Fortunatamente il litorale dell’Alto Adriatico non è stato tutto invaso dal turismo di massa e si possono ancora trovare angoli dove oltre al mare esistono dune e macchie mediterranee, simili a quelle di 60 anni fa’.
La spiaggia della Brussa è un esempio di quel mare che aveva incantato Hemingway e che ritroviamo anche in Corto Maltese, uno spazio “selvatico” di canneti, acquitrini e solitudine che sembra lontanissimo da Bibione o Caorle.
Prima di giungere al mare infatti si passa per l’oasi lagunare della Valle Vecchia.
Diventata insieme alla laguna di Bibione e alle foci del Tagliamento in Friuli, Sito di Importanza Comunitaria, l’area dietro la spiaggia della Brussa è un insieme di biotopi, che se pur comuni a molte zone del Mediterraneo sono endemici di questa zona dell’Adriatico.
Ospiti di questo mondo di confine tra il mare e la campagna, ci sono gli aironi rossi, le folaghe, i germani reali, rane e anche le testuggini di Hernan.
È vero che l’estate sta volgendo al termine, che pensare al mare fa quasi nostalgia, eppure in Italia si può andare in vacanza anche in settembre.
Tedeschi, Cechi e Polacchi lo sanno molto bene.
L’Alto Adriatico è infatti meta di turisti stranieri anche nei mesi più freschi, come settembre od ottobre, periodo che ha il vantaggio della tranquillità e di tariffe più basse.
Inoltre, pare che quest’anno la stagione balneare a Bibione sarà prolungata fino a fine settembre.
Personalmente devo ancora concedermi una giornata invernale, magari alla Brussa, tra i suoni delle onde e di qualche raro uccello, scampato alle migrazioni, tra la laguna e i canneti alle mie spalle, i lecci spogli e un cielo grigio, un’immagine romantica che vale la pena di scoprire prima o poi…
Articolo di
Luca Vivan