Dopo aver accennato alle stupende Dolomiti e alle tradizioni comunitarie affronterò un Friuli Venezia Giulia più moderno e globale, dove la musica di avanguardia delle realtà internazionali si sposa con la storia e la cultura enogastronomica.
Nella campagna della provincia di Pordenone, c’è un paese, Sesto al Reghena, famoso per l’abbazia benedettina di Santa Maria in Sylvis la cui origine risale al VII secolo d.C.
Il nome del borgo, poco distante dall’uscita dell’autostrada A 28, ricorda le sue origine romane, quando era una stazione di rifornimento posizionata all’altezza della sesta pietra miliare di un’importante arteria stradale che partiva da Aquileia.
Dal 2006 nella cornice del complesso dell’abbazia, ogni estate si svolge un festival che richiama compositori da tutto il mondo e che riesce a mescolare la musica di nicchia, ancora poco conosciuta, con la ricchezza enogastronomica del territorio.
La scena è una di quelle che merita: mentre il caldo estivo comincia a dare tregua, nel pieno della campagna friulana, luci soffuse che si riverberano su mura antiche, un buon bicchiere di friulano in mano, suoni nuovi e diversi rapiscono la mente…
Sexto ‘Nplugged è una delle tante dimostrazioni che nella mia regione, il Friuli Venezia Giulia, esiste un sottobosco fertile di persone più o meno giovani che nonostante tutto producono eventi di valore non solo locale, in grado di chiamare negli anni artisti del calibro di Michael Nyman, Ludovico Einaudi o Apparat.
L’edizione di quest’anno, l’ottava, inizierà il 7 luglio per concludersi il 30.
L’abbazia benedettina farà da sfondo ad artisti come gli islandesi Of Monsters and Man che hanno scalato le vette del mercato di un’isola che ha fatto crescere artisti come Björk e i Sigur Rós e l’italiano Teho Teardo, originario di Pordenone, a pochi km da Sesto al Reghena, sperimentatore poliedrico e compositore di colonne sonore per Salvatores e altri registi.
Anche se il fascino del diverso e dell’altrove spinge i viaggiatori come me a sognare luoghi lontani, devo ammettere che la crisi è una buona opportunità per riscoprire le bellezze che si hanno dietro casa e per apprezzare quelle manifestazioni culturali che hanno il sapore dell’eccellenza.
Articolo di
Luca Vivan