L’aereo atterra a Xian, la nuova Cina è tornata.
Lasciando l’aeroporto riecco le luci, i palazzi, il traffico impazzito.
D’altra parte sono a Xian, la vecchia capitale cinese e soprattutto eccoci all’esercito di terracotta!
Per prima cosa visito le mura della città, coeve della città proibita, più mastodontiche di quelle di Pingyao, ma meno interessanti.
Ormai non dividono più niente, al di qua e al di là solo la città nuova.
Puoi percorrerle in bici, in rickshaw o con una macchina elettrica.
Interessante invece il museo storico dello Shaanxi, piccolo e quindi non stancante, ma denso di oggetti di valore e di un paio di soldati di terracotta… l’antipasto!
Proseguo poi per la Pagoda dell’Oca Selvaggia un altro simbolo di questa città: del VII secolo d.C. questa austera pagoda costruita con soli mattoni e nessun collante ha 7 piani accessibili da una scala interna; il nome oca selvaggia deriva dalla storia secondo la quale Buddha sottoforma di oca cadde in mano ad un monaco affamato per sfamarlo mentalmente.
Questa pagoda fu fatta costruire da un imperatore per ringraziare la dolcezza della madre prematuramente scomparsa.
L’area era già un importante monastero, ospitava infatti numerosi manoscritti di un monaco/viaggiatore, Xuánzàng.
Il suo viaggio durato 20 anni per la Via della Seta è stato importante sotto il profilo politico, religioso e culturale.
Ospita tutt’intorno edifici con biblioteche, bei dipinti, sculture buddiste e una enorme campana. Splendidamente illuminata di notte.
Se ogni tanto (spesso) ed ad ogni ora del giorno e della notte senti dei botti, vicino, lontano, in alto o in terra, no non stando attaccando è SOLO il simpatico modo cinese per festeggiare gli sposi…
Ma se ti capiterà di vedere i fuochi d’artificio di notte, li perdonerai.
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L’esercito di terracotta: ovviamente superturistico e super attrezzato per accogliere milioni di visitatori. Patrimonio dell’UNESCO.
Nella mia mente l’ho sempre immaginato come un luogo in cui poter vedere centinaia di migliaia di guerrieri di terracotta, ma da vicino però, così vicino da scorgere le differenze nei loro visi e poter confrontare le nostre stature. Niente di tutto questo.
Gli edifici sono 4 o per lo meno 4 sono quelli aperti al pubblico.
In realtà il complesso è talmente grande da fare impressione.
La maggior parte dell’esercito è ancora sotto terra, si sa oltretutto dove è situata la tomba del re (ci si deve spostare con la macchina per vedere la collinetta) e allora che si fa, niente? Mancanza di soldi?
Il problema più grande è la mancanza di archeologi!
In Cina è nata or ora la voglia di scoprire la propria storia, inoltre si è aperta al turismo recentemente (anche se adesso è autonoma con quello interno) e quindi non ha ancora delle valide scuole, la padronanza e una giusta mentalità al restauro e all’archeologia.
Quindi altolà ai lavori, meglio posticiparli e nel frattempo mandare le nuove leve in Italia a studiare e ospitare una delegazione italiana per apprenderne le tecniche.
Non meno importante il fatto che il sito sia stato scoperto da un contadino solo nel 1974.
Al tempo lo Stato gli regalò un nuovo attrezzo agricolo, adesso lo stesso contadino firma autografi nel negozio di souvenir.
Nel frattempo nel primo padiglione c’è una grande vasca mal illuminata, dall’alto si vedono centinaia di soldati, tanti correttamente allineati, alcuni nell’intento di impugnare un’arma che fu di legno, altri ancora alla guida dei carri, e poi ci sono i cavalli di razza mongola, bassi e panciuti.
I busti sono vuoti, solo le gambe e i piedi sono pieni internamente e resi stabili a terra da una lastra sempre in argilla.
In primis la cosa che sorprende è la prospettiva, da questa altezza non si percepisce la reale dimensione e la fisionomia dei soldati ma soltanto la vastità della vasca, il numero dei fanti e il lavoro che c’è da fare!
Camminando lungo il perimetro si scorgono cumuli di terra, cocci, teste, frammenti e una decina di persone al lavoro.
Che darei per farmi una passeggiatina in vasca!
Solo fermandosi un attimo a pensare se ne rimane affascinati.
7-8000 è il numero dei soldati a guardia della tomba dell’imperatore Qin (lo stesso della muraglia), siamo nel 210 prima di Cristo.
Ognuno di essi è stato plasmato, cotto, decorato, dipinto; diverse sono le facce e le altezze (da 1,75 a 1,96 m), differenti le divise, ognuno di essi è unico, come uniche sono le persone reali.
Che lo fossero davvero?
Quello di cui siamo certi è che il re era egocentrico, la tomba era iniziata quando l’imperatore era ancora bambino (che volesse avere i soldatini più alti del mondo?) e questa sua vanità è costata 36 anni di lavoro per 700 mila persone e alla sua morte non era nemmeno finita.
Nel secondo padiglione si scende, si cammina quasi al buio, solo le teche sono illuminate; 2 i carri in bronzo finemente decorati, minuziosi sono i particolari del carro, del cavallo, dell’uomo.
Vicino altre piccole teche accolgono l’ombrello in bronzo con il meccanismo funzionante, una balestra (in occidente sarebbe apparsa 1000 anni dopo). Stupendo.
Il terzo, anch’esso molto grande, è ancora più rialzato del primo, la visione d’insieme è una confusione di corpi tumefatti, braccia teste e tanta terra ovunque.
Quattro teche mostrano superbe statue perfettamente restaurate, qualcuna addirittura con tracce di colore (utilizzavano il cromo a protezione!): un arciere, un balestriere, un fante, un alabardiere.
Averle lì di fronte è una bella emozione ma la voglia della passeggiata in vasca rimane.
Il quarto e ultimo padiglione è più piccolo, si è più vicini alla vasca che ovviamente è più profonda, quindi l’effetto ottico è identico!
Nonostante ciò si ha l’impressione che i guerrieri siano più alti e probabilmente lo sono davvero: non stanno nei ranghi, non sono molti e indossano divise diverse, si non c’è dubbio questa è una guarnigione, protetta da fanti e da carri trainati da 4 cavalli.
Se hai qualche soldo da parte partecipa alla cena più show a teatro: il posto è bello, la cena particolare, e lo spettacolo è fatto bene, mai noioso, belle le scenografie e stupendi i costumi, insomma il tutto è piacevole.
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Non dimenticare assolutamente il quartiere musulmano, è buffo passeggiare in un suk ed essere circondati da persone con gli occhi a mandorla!
Qui ovviamente il cibo è diverso che altrove, entra nella moschea piena di quiete e interessante miscela di scritte arabe e cinesi.
In più prima e dopo la moschea c’è il mercato del tarocco… non aggiungo altro.
Articolo di
Silvia Balcarini