Non mi capita spesso di leggere questi numeri per un post su un blog – 342 commenti, 727 tweet, 54 g+1, quasi 22 mila “like” su facebook: Come diventare uno di Bangkok: 10 dritte su come imitare i bangkokiani!
L’autore (anonimo ma presumibilmente di origine tailandese) si è espresso secondo me in modo geniale e ironico elencando e giocando su 10 stereotipi innegabili delle nuove generazioni di bangkokiani, dall’attenzione ossessiva e maniacale per l’aspetto e il look (compresso il ripararsi a ogni costo dal sole per avere la pelle bianca), all’uso dello Skytrain e delle scale mobili.
La premessa fatta dall’Editore del blog fa presumere che le critiche fossero attese, probabilmente anche per via della nota suscettibilità dei tailandesi quando si tratta di “perdere la faccia” (ovviamente presente fra i 10 suggerimenti, al 5° posto – come affrontare le situazioni difficili).
Sperando di giocare sulla stessa ironia e di non offendere nessuno, parto dall’osservazione dei tanti backpackers che vagano per la Thailandia per darti alcuni consigli pratici su come non passare da turista ma essere identificato come “viaggiatore”.
1) Il bagaglio: abbandona la classica valigia e il trolley.
Anche se il tuo viaggio non si può definire itinerante, con spostamenti frequenti da un luogo ad un altro, e passerai almeno la metà dei tuoi giorni nello stesso resort, su una delle bellissime isole della Thailandia, munisciti di uno zaino di 60 o 80 litri.
Assicurati di portartelo sempre dietro, incurante di chi ti sta accanto sullo Skytrain o nella MRT (metropolitana sotterranea di Bangkok).
Fai in modo che tutti possano notarlo svuotandolo nel bel mezzo del Week End Market a Chatuchak alla ricerca del portamonete o scaraventandolo sul pontile del vaporetto diretto a Koh Chiang fingendo che dentro non ci sia una costosissima Nikon o l’iPad appena acquistato prima di partire.
2) L’igiene personale: ricordati che un vero viaggiatore evita accuratamente doccia e deodorante!
Insieme ai capelli incolti e la barba lunga, il fatto di prediligere l’odore corporeo naturale è probabilmente eredità degli hippie degli anni ’70.
I tailandesi sono maniaci dell’igiene personale e difficilmente ne incontrerai uno che abbia l’ascella maleodorante.
Lavandoti poco, meglio se senza sapone, avrai raggiunto un duplice scopo: essere identificato olfattivamente come viaggiatore fra le persone che occupano l’autobus che va a Chiang Mai ed esserti creato tutto attorno uno spazio per muoverti quando ti trovi in un affollato vagone della BTS.
3) L’abbigliamento: indipendentemente dal paese di origine i viaggiatori che vengono in Thailandia sono consapevoli di arrivare in un paese tropicale e quindi indossano tutti la stessa uniforme, una via di mezzo fra il bohemien e l’hippie: canottiera, pantaloni corti e scarpe da trekking durante il giorno, camicioni a fiori e pantaloni in cotone grezzo a cavallo basso per la sera – d’obbligo l’infradito, tipo flip flop di plastica o in cuoio.
Difficilmente un tailandese criticherà apertamente il modo in cui ti vesti e, visto che sei un “farang” (occidentale, non asiatico), in molti templi ti lasceranno entrare anche se non rispetti quello che qui è ritenuto un codice di abbigliamento rispettoso per recarsi nei luoghi di culto.
Ovviamente niente macchina fotografica in bellavista: accontentati dell’iPhone con cui, oltre a fare le foto, potrai tenere aggiornati i tuoi followers – ma non farti vedere.
4) L’alloggio: mai ammettere che hai pagato più di 5 € a notte.
Nessun viaggiatore che si rispetti accetterà mai di dormire in un comodo hotel, magari con piscina, anche se cercando bene lo puoi trovare per poco più di 10 € a notte a camera (il Saithong Resort di Udonthani è, per esempio, una piccola struttura a 3 stelle in cui ho dormito spendendo 6 € a notte – 12 in due – con camere munite di bagno, acqua calda e aria condizionata e anche piscina a disposizione dei clienti): scegli solo fra le guest house e gli ostelli vantandoti di aver speso meno di quanto non stia pagando il tuo interlocutore.
Alberghi e comodità lasciale per quando torni nella cara e vecchia Europa.
5) Gli acquisti: la parola d’ordine è “contrattare, sempre e comunque”!
Il rischio che un vero viaggiatore non corre mai è quello di restare fregato quando compie gli acquisti.
Non demordere quindi se il commerciante insiste sul fatto che non può scendere ulteriormente con il prezzo: 20 baht sono un margine di guadagno che al commerciante potrebbe servire veramente mentre il viaggiatore risparmiando 50 centesimi d’euro può forse sfoggiare un souvenir in più.
In fondo essere viaggiatori non significa fare turismo eco-sostenibile.
Tu che di sicuro di viaggi ne sai più di me visto che io di tanto in tanto preferisco fare una vacanza, che consigli puoi dare per non passare da turista?
Andrea