Oggi ti presento una mia carissima amica, Alessandra.
Ci conosciamo da oramai quasi 3 anni ed è a lei che devo ancora un grazie speciale per avermi ceduto la sua casa quando la mia venne evacuata per i disordini politici di maggio 2010.
È a lei che oggi rivolgo qualche domanda sperando che ti servano come spunto di riflessione prima di fare le valige e imbarcarti in un’avventura che non sempre è così facile come ti vorresti immaginare.
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Alessandra, con 3 aggettivi descrivi come eri prima di iniziare la vita da expat, come sei ora che vivi in Thailandia e come ti vedi nel futuro…
Prima di iniziare la mia vita da expat ero tranquilla, naturale e organizzata, soprattutto prima di arrivare in Thailandia.
Vivevo nei dintorni di Sydney, in un’area residenziale piena di verde e parchi in cui portare i miei bambini ed il mio cane, una cosa che non posso fare qui… almeno per il cane.
Passavo molto piu’ tempo all’aria aperta (qui fa troppo caldo e non e’ piacevole stare a lungo fuori), respiravo sicuramente aria piu’ pulita.
Contavo su orari sicuri, visto che non c’era traffico e tutti i servizi erano vicino casa, facilmente raggiungibili in macchina.
Qui, anche se a volte lo faccio, non mi sento “comfortable” a guidare la macchina, considerato il traffico disordinato e senza regole di Bangkok e la difficolta’ di comprensione della lingua in caso di problemi.
Da quando mi sono trasferita in Thailandia la mia vita e’ diventata frenetica, intensa, ansiogena.
La vita a Bangkok comincia la mattina presto (le scuole cominciano prima che negli altri paesi).
Bisogna uscire di casa con notevole anticipo per poter sperare di arrivare in tempo.
Ci sono milioni di cose di cui occuparsi e poi alcuni avvenimenti, legati spesso alla gestione politica del paese, hanno provocato disordini e preoccupazioni (senza menzionare i disordini a cui si riferiva già Andrea, il nostro benvenuto a Bangkok e’ stato che mio marito e’ tornato a casa nel pieno della notte mentre faceva un training di lavoro in un hotel vicino all’aeroporto internazionale di Bangkok che era stato evacuato perché le camice gialle avevano occupato lo scalo aeroportuale…)
Nel futuro immagino la mia vita possa tornare ad essere tranquilla, organizzata e stabile.
Almeno questo e’ cio’ che spero per me e la mia famiglia…
Mi piacerebbe, innanzitutto, potermi fermare da qualche parte in cui si parli almeno inglese e poter dare un po’ di stabilità scolastica ai bambini (il più grande ha 10 anni ed ha cambiato già sette scuole, mentre il piccolo ha appena compiuto 9 anni e ne ha cambiate sei), avere le possibilità di portare il mio cane al parco (se lo merita dopo anni vissuti qui…) e di poter avere anch’io finalmente un lavoro stabile su cui investire.
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Da quanto tempo e dove vivi in Thailandia?
Vivo al centro di Bangkok, nell’area di Sukhumvit, da ormai quasi tre anni e mezzo
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Quali sono le tue origini e cosa facevi quando eri in Italia?
Sono romana, laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e in Italia lavoravo nel campo della formazione a vari livelli, nel settore pubblico e privato
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Quando e come ha avuto inizio la tua vita da expat?
La mia vita da expat è iniziata subito dopo la nascita del mio primo bambino, quando la compagnia per la quale lavora mio marito gli ha chiesto la disponibilita’a trasferirsi in Inghilterra.
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Come siete arrivati in Thailandia?
Dopo un periodo di circa tre anni, trascorsi in Inghilterra, dove e’ nato il mio secondo figlio, ci siamo trasferiti in Australia e da lì, poiché l’azienda per cui lavora mio marito è in forte crescita in Asia, c’è stato chiesto se fossimo disponibili ad accettare un incarico a Bangkok.
La risposta è stata ovviamente sì.
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Prima della Thailandia ci sono state Inghilterra e Australia. Che impatto hai avuto arrivando a Bangkok da Sydney?
L’impatto e’ stato molto forte, per vari motivi.
Innanzitutto ho notato immediatamente il diverso livello di sviluppo del paese in confronto ai posti in cui ho abitato precedentemente.
Poi il clima equatoriale che toglie le energie.
Per non parlare delle differenze culturali e di lingua che sono enormi…
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Parlaci dell’Alessandra “mamma-nomade”…
Di solito Alessandra e’ una persona piuttosto adattabile e con spirito d’avventura.
Sono una campeggiatrice e so stare in posti di lusso cosi’ come so vivere con poco e niente.
Nonostante questo devo dire che questa esperienza tailandese mi ha messa a dura prova…
In altri posti in cui ho vissuto ho avuto meno difficolta’ ad integrarmi nella cultura locale, benche’ comunque diversa dalla mia e ne ho accettato con gioia gli aspetti innovativi che consideravo “positivi”.
In Thailandia questo passaggio e’ stato molto piu’ difficoltoso…
All’inizio mi arrabbiavo quando dicevo a qualcuno di avere un problema e “mi ridevano in faccia”.
Per capire questo aspetto della cultura, nonostante la lettura preventiva di diversi libri in preparazione a questo trasferimento, bisogna viverci per un po’.
L’essere umano, per sua natura, nelle situazioni di difficolta’ tende a “mettere il pilota automatico” ed a reagire d’istinto secondo quanto appreso nella propria cultura d’origine.
Qui se fai cosi’ “sei morto!!!!”…
Intendo che non si viene capiti, o magari addirittura la persona che si ha di fronte si irrita, senza giungere a niente di positivo.
Qui ho dovuto imparare a mordermi la lingua, a fare un bel respiro e a cercare di capire prima di tutto cosa stesse succedendo.
Pure avendo una laurea in psicologia a volte leggere i segnali non verbali di una cultura come quella tailandese non e’ stato semplice, in quanto ci sono tantissime sfumature che possono essere capite solo con il tempo, tanto tempo e imparando la loro lingua.
Inoltre, venendo dalla “puntualita’ “ e “precisione” dei Paesi di tipo anglo-sassone, ho fatto un po’ di fatica ad integrare nel mio “io” la filosofia del “mai pen rai” tailandese, dove qualunque cosa accada “non c’e’ problema” “non te la prendere”, addirittura in maniera piu’ esagerata del “no worries” australiano!
Qui se organizzi una festa le persone non ti dicono se vengono e anche quelli che ti dicono che vengono possono cambiare idea all’ultimo minuto, con un bel sorriso e come se niente fosse.
E’ difficile organizzarsi in molte situazioni ed e’ meglio vivere alla giornata e secondo l’umore del momento…
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Come vivono i tuoi figli l’esperienza asiatica?
I bambini vivono in un ambiente internazionale, non sono passati, come me, attraverso le difficolta’ della lingua, anche se a scuola la studiano per poche ore alla settimana. Andavano in una scuola in cui si parlava inglese prima e lo fanno anche adesso.
Per loro la situazione non e’ cambiata di molto.
Inoltre anche in Australia l’ambiente era piuttosto misto, con molte popolazioni di provenienza asiatica.
I bambini sono sempre i piu’ adattabili alla fine: i genitori risolvono i problemi per loro.
Per fortuna i miei bambini non sono troppo spaventati dai cambiamenti e sono bambini piuttosto aperti e socievoli.
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Pro e contro del vivere all’estero?
Sicuramente vivere in Thailandia con uno stipendio da expat ci permette di fare una vita agiata low cost.
In particolare la Tailandia, rispetto ad altri paesi asiatici, e’ un posto molto economico che, pero’, offre tutti i comfort di un ambiente internazionale.
Ci sono molti ristoranti italiani che costano poco e dove si mangia bene.
Ci sono molti bei posti di vacanza nei dintorni, facilmente raggiungibili e tanta storia. Alcuni prodotti locali, come la seta e i prodotti naturali per la cura del corpo sono difficili da trovare in altri posti a questi prezzi.
Inoltre la popolazione tailandese e’ generalmente molto gentile e welcoming.
Si tratta di una popolazione molto pacifica in un Paese in cui si respira profondamente la filosofia buddista in molti aspetti della vita di ogni giorno, con un grande rispetto per la vita in tutte le sue forme.
I contro?
Beh, la vita in citta’ e’ estremamente stressante.
Io sono di Roma e so cosa significhi rimanere imbottigliati nel traffico fin da quando ero piccola ma, credetemi, non e’ la stessa cosa…
Il traffico di Bangkok e’ veramente snervante e a volte quando piove si puo’ rimanere letteralmente “parcheggiati” in fila per ore…
Questa cosa mi ha spaventato in particolare quando c’e’ stata la guerra contro le red shirts a maggio 2010…
L’idea di rimanere incastrata in qualche situazione pericolosa come un topo in trappola, magari anche con i bambini in macchina (una cosa per cui in quel periodo mi sono sentita molto in colpa) mi terrorizzava.
E poi le alluvioni stagionali, a volte fuori controllo, con conseguenti ingenti perdite di beni e vite umane.
L’enorme differenza tra le classi sociali (mi sembra di vivere nel medioevo!)…
La poverta’ spinta a livelli estremi in alcune aree rispetto alla ricchezza esagerata di altre.
Le malattie portate da zanzare infette…
Mio figlio piu’ grande ha preso la Dengue Fever, o febbre emorragica, il primo anno in cui siamo arrivati qui.
Ricordo di averlo portato molte volte in ospedale a fare le analisi, pregando che il numero delle piastrine risalisse e di nuovo i sensi di colpa per averlo portato qui…
Ma e’ stato fortunato, perche’ ci sono 4 varianti della Dengue e due sono mortali.
Molte persone muoiono ogni anno di Dengue Fever, soprattutto anziani e bambini che vivono nelle zone rurali fuori citta’.
Aiuto con donazioni di beni e soldi diverse organizzazioni che fanno beneficienza e cercano di risollevare le condizioni delle persone piu’ indigenti, ma non basta mai.
I problemi sono ancora tanti e grossi.
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Cosa fai qui in Thailandia?
Al momento insegno italiano alla Reale Università di Chulalongkorn ed ho insegnato anche in altre scuole di lingua.
Con molto rammarico non posso esercitare la mia professione e per fortuna che da moglie di expat non ho problemi di visto e permessi di residenza.
Chi arriva “all’avventura” spesso torna a casa con il sogno infranto senza riuscire a trovare lavoro e quindi un visto sicuro.
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La nostalgia, compagna di vita di molti expat. La psicologa consiglia…
La nostalgia mi farebbe correre a casa, in Italia.
Ma la psicologa in questo caso non sa dare consigli a se stessa.
Da una parte c’e’ quello che vorrei fare io, ossia seguire il mio cuore rinunciando a tutti i benefit della vita da expatriate senza rimorso alcuno pur di poter passare del tempo con la mia famiglia ed i miei amici nel mio paese d’origine e fare una vita piu’ stabile e con meno pretese.
Dall’altra non posso fare a meno di pensare al futuro dei miei figli.
E’ innegabile che l’Asia sia in grossa crescita.
I bambini stanno imparando il cinese qui.
Si, siamo degli expatriates un po’ “alternativi”, dei “risk takers”.
Al contrario di molti amici che hanno scelto scuole internazionali IB, o comunque che seguano un curriculum prettamente inglese o americano, noi abbiamo optato per il curriculum di Singapore, forte in matematica e scienze, bilingue (inglese e cinese mandarino) e con l’insegnamento dell’inglese ad alti livelli.
I miei figli non hanno paura degli esami; per loro ormai gli esami sono diventati una routine.
Alla fine di ogni trimestre hanno test in inglese, cinese, matematica e scienze e devono performare ad alti livelli per poter proseguire.
Uno stress?
No, non credo.
Dipende da come vengono fatte le cose, da come i genitori gliele offrono e li incoraggiano.
Quando si fanno le cose nel modo giusto per i bambini e’ sempre tutto un gioco, una gara… i cui risultati apriranno per loro (speriamo!) delle possibilita’ in futuro…
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Frequenti connazionali in Thailandia?
Si, frequento i miei colleghi dell’universita’ ed altri amici conosciuti qui che lavorano soprattutto nel campo artistico e cinematografico.
Senza di loro non so come avrei fatto.
Devo dire che nelle difficolta’ l’unione che si crea con gli amici che vengono dal tuo stesso Paese e’ veramente speciale.
Ci supportiamo a vicenda e ci vediamo di tanto in tanto per “sentirci a casa”.
Devo anche dire che prima d’ora non avevo mai cercato appositamente di conoscere italiani negli altri Paesi in cui ho vissuto, ma il fatto che capitasse qui mi ha fatto riapprezzare il mio paese e cominciare a sentire dentro di me il bisogno di smettere di viaggiare per tornare a casa.
Ormai manco dall’Italia da piu’ di 10 anni e vorrei per lo meno riavvicinarmi…
Il sangue non mente.
Non credo sia un caso che qui in Thailandia io mi senta cosi’ bene solo quando sono con i miei amici italiani, anche se ho molti cari amici di tutte le nazionalita’.
Andrea