Sono appena tornata dal viaggio on the road in Africa con i Wacky Racers di cui ti ho parlato qualche settimana fa, inutile dirti che sono ancora piena di emozioni e sensazioni forti e naturalmente un po’ frastornata.
Il viaggio è andato bene (nonostante un tutore al ginocchio per una lussazione) e ancora una volta l’Africa non ha deluso le mie aspettative, che non sono aspettative di comodità o benessere, ma di vita vera, di umanità, cultura ma anche natura.
Bene, voglio subito parlarti di un posto che come ti avevo già preannunciato mi ha colpito particolarmente e di cui non si sente molto parlare: le isole Bijagos.
E’ un arcipelago di circa 80 isole al largo della Guinea Bissau, uno dei paesi più poveri al mondo, a cui appartengono dal punto di vista amministrativo.
Dichiarato riserva della biosfera dell’Unesco, è un vero paradiso in gran parte ancora incontaminato, anche grazie alle correnti imprevedibili, le maree improvvise e banchi di sabbia che lo proteggono.
La maggior parte delle isole sono disabitate, e sulle altre le strutture ricettive per turisti non sono ancora molte, anche se in espansione.
I circa 30 mila abitanti vivono soprattutto di pesca (nel mare ci sono circa 150 specie di pesci) e di caccia; coltivano fagioli, patate e riso e producono miele.
Sono principalmente animisti anche se i loro riti rimangono nascosti, anche a causa della dislocazione dei villaggi nel cuore delle foreste.
Il clima è tropicale: la stagione migliore per visitarle è da novembre a marzo quando il caldo è secco e le temperature si aggirano intorno ai 30 gradi.
Per entrare nel paese è obbligatoria la vaccinazione contro la febbre gialla, ma è consigliata anche la vaccinazione contro il colera, l’epatite A e B, la profilassi antimalarica durante tutto l’anno, e la vaccinazione contro la meningite.
Le strutture sanitarie sono molto carenti, quindi se vuoi stare tranquillo puoi stipulare un’assicurazione medica prima di partire che copre le spese in caso di ricoveri in cliniche private o assicuri il rientro in Italia.
La lingua della Guinea Bissau è il creolo e il portoghese, ma parlando lentamente in italiano ci si riesce a far capire.
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Per raggiungere le Bijagos hai a disposizione diverse alternative, dopo naturalmente aver ottenuto il visto prima di partire dall’Italia (26 euro presso il consolato della Guinea Bissau a Roma): innanzitutto devi raggiungere Bissau, la capitale della Guinea Bissau, dove puoi arrivare dall’Italia in aereo con le compagnie Royal Air Maroc (attiva dal mese di dicembre del 2011) o la TAP Portugal, a meno che non ti vuoi cimentare in un viaggio in macchina come il nostro, e fidati è davvero un’esperienza da provare una volta nella vita.
Da Bissau puoi raggiungere le isole o via aerea, prendendo un volo interno (il costo è circa 120 euro andata e ritorno) che ti porta sull’isola di Bubaque, oppure via mare.
Se vuoi risparmiare puoi scegliere di prendere il traghetto locale che parte da Bissau solo il venerdì (verso le ore 12 circa, ma è meglio se ti informi il giorno prima presso il porto, in quanto in base alle maree spesso cambia l’orario di partenza) arrivando all’isola di Bubaque dopo circa 5 ore di navigazione e ritorna la domenica con partenza alle 15 circa.
Il biglietto base costa 5 euro (senza prenotazione di alcun posto), o 10 euro se vuoi stare più comodo: puoi acquistarlo direttamente prima di partire presso un chiosco prima del porto.
Se invece non hai problemi di budget puoi utilizzare i motoscafi di proprietà degli hotel dell’isola: impiegano circa un’ora e mezza e costano circa 250 euro a tratta.
Un’ulteriore alternativa per visitarle è a bordo di una pittoresca nave degli anni ’50, l’Africa Queen, che effettua crociere di una settimana con un costo intorno ai 1000 euro compreso di escursioni e pasti.
Ti stai chiedendo quale mezzo ho scelto?
Beh naturalmente insieme ai miei compagni di viaggio almeno all’andata abbiamo voluto provare il traghetto e viaggiare insieme alla gente locale e devo dire che abbiamo vissuto un’esperienza particolare e divertente.
Abbiamo viaggiato al piano terra seduti a terra tra carichi vari, musica a tutto volume che fuoriusciva da una cassa e donne che vendevano frittelle e frutta, il tutto fra gli sguardi stupiti dei bambini che non capivano che ci facessero dei bianchi là sulla nave.
Ora che sono sbarcata non mi resta che raccontarti le bellezze di questi posti… al prossimo post!
Simona