Stoffe al Gran Bazar – Foto di Alessandro Spolaore
Prosegue il racconto della mia, purtroppo, unica giornata passata ad Istanbul a pregare che non passasse così velocemente…
Dopo la Moschea Blu abbiamo visitato il Palazzo Topkapi, altra magnificenza di questa città, che come già detto si raggiunge a piedi, sono 5 minuti di cammino.
Abbiamo passato più tempo in coda ad entrare che non a percorrere i tratti di strada che separavano i vari luoghi, infatti un’altra cosa che mi ha impressionato molto di Istanbul è la quantità di turisti che affollano le principali attrazioni da visitare, veramente tantissimi e di ogni provenienza, razza e colore.
Giungiamo alla Porta Imperiale, dalla quale si accede al primo cortile, più un giardino a dire la verità, molto bello.
Poi attraverso la Porta del Saluto si entra in un secondo cortile, intersecato da 6 viali, e nelle zone del palazzo vero e proprio.
Questo Palazzo è la costruzione civile più estesa dell’architettura turca, è un insieme composto di cortili, di chioschi, di moschee, di fontane e giardini che ricoprono un superficie di circa 700.000 metri quadri.
Il nome Topkapi significa alla lettera “Porta del cannone”, il palazzo è circondato di baluardi marittimi di Bisanzio e si estende dal Corno d’Oro fino al Mar di Marmara e fu residenza ufficiale dei sultani fino al 1839, nel periodo aureo dell’Impero ci vivevano circa 4000 persone.
Anche qui sarebbero serviti giorni per visitarlo bene tutto, ma il nostro tempo a disposizione è stato veramente limitato, e le cose che mi hanno colpito di più sono state il Tesoro dei Sultani, quattro sale che contengono pezzi di gioielleria unici e preziosissimi come il diamante del “cucchiaio” di ben 86 carati circondato da 49 brillanti, e la terrazza panoramica posta tra due sale del tesoro che offre una vista sul Bosforo e della costa asiatica davvero mozzafiato.
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Accanto al Palazzo, ad altri 5 minuti di cammino, in cui si viene continuamente “pedinati” da venditori ambulanti che tentano di vendere qualunque cosa, dalle guide della città a braccialettini, sciarpine e cappelli tipici, si giunge al Museo (o chiesa) di Santa Sofia.
Il nome non è dedicato ad una Santa come accade da noi, ma significa Divina Saggezza.
Questo edificio fu il centro della vita religiosa di Bisanzio, fino alla conquista della città da parte dei Turchi.
Successivamente fu usato come moschea per cinquecento anni, e la sua struttura interna ed esterna ricorda appunto una moschea.
Nel 1935, grazie all’iniziativa di Ataturk, il fondatore della moderna Turchia, fu trasformato in Museo prendendo così il posto che merita fra i più celebri musei del mondo.
La prima impressione che si ha entrando è quella di un grande spazio coperto ed è difficile credere che questa chiesa fu costruita da diecimila persone, con gli utensili del tempo, in cinque anni e senza impalcature!!
La basilica con la cupola ha le dimensioni di 77 x 71,20 mt ed è la quarta grande basilica del mondo dopo San Pietro a Roma, il Duomo di Milano e San Paul a Londra.
L’immensa cupola costruita con mattonelle leggere provenienti da Rodi è alta 55,6 mt e larga 32, è sostenuta da quattro enormi colonne.
E’ adornata da meravigliosi mosaici bizantini con scene cristiane, ad esempio Maria con Gesù bambino sulle ginocchia è il più bello proprio sopra all’abside.
Chiesa di Santa Sofia – Foto di Alessandro Spolaore
Le placche di marmo che rivestono i muri furono portate dall’Isola di Marmara, nel Mar di Marmara, da qui il nome marmo, e hanno delle decorazioni bellissime e simmetriche in quanto il blocco di marmo veniva “affettato” e poi aperto e accostando le due parti il disegno appariva speculare.
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Concludo il mio racconto di questa giornata ad Istanbul consigliandovi vivamente di andare al Gran Bazar, già Bianca nei suoi numerosi articoli dedicati alla Perla del Bosforo ne parlò ampiamente.
Quindi io non mi dilungherò sulla descrizione di quello che ho ribattezzato “luogo di perdizione” per chi come me ama lo shopping e i mercatini.
Voglio però lasciarti con un qualche consiglio: occhio alle viuzze perchè è un vero labirinto, quindi abbi ben presente le strade che prendi e da dove sei venuto.
Acquista principalmente cose fatte a mano e dai turchi, come sciarpe, pashimine, capi in pelle, ma non fermarti alla prima bancherella che le offre, guardane parecchie e fatti un’idea, ma quando decidi di acquistare perchè ti piace ciò che hai visto, qui inizia la contrattazione.
Qui non ci sono quasi mai i prezzi esposti e quando ti piace qualcosa e ne chiedi il prezzo devi esserne convinto veramente altrimenti apparirà molto scortese che tu abbia contrattato e poi non acquistato.
La contrattazione può risultare lunga, ma anche molto divertente, tutti capiscono un po’ di italiano, cerca di arrivare al prezzo che reputi corretto per l’oggetto, in genere circa la metà (o anche un po’ meno) di quel che ti “sparano” all’inizio.
Gran Bazar – Foto di Alessandro Spolaore
Non aver paura ad abbassare il prezzo anche di molto, ma valuta il limite giusto perchè se proponi un prezzo troppo basso allora ti possono dire no e ti lasciano andare via.
Tutto questo fa parte del bellissimo folklore locale.
Che coloratissimo ricordo di Istanbul serberò nel cuore ancora per moltissimo tempo!
Articolo di
Alessia Scarparo