Foto di Salim Photography/ www.salimphoto.com
La Giordania, nonostante sia un paese poco conosciuto e per lo più desertico, custodisce per i viaggiatori più curiosi, tantissimi gioielli storici e naturalistici così distanti da ciò a cui siamo abituati da lasciare senza fiato.
La meta turistica più conosciuta di tutta la Giordania e che rappresenta questo stato nel mondo è il sito archeologico di Petra.
Non si tratta dell’unico sito archeologico della regione, ma del più spettacolare e misterioso.
Poco si sa infatti sia dell’antico popolo che lo abitò, sia delle tecniche costruttive da esso utilizzato.
Il sito archeologico si trova nell’ampio deserto del Wadi Rum, che si trova 250 km a Sud di Amman, la capitale del paese.
I deserti della Giordania hanno un particolare colore caratteristico tendente al rosso e vedono un alternarsi di pianure sabbiose e alte montagne rocciose che si ergono all’improvviso dalla sabbia ed hanno pareti così scoscese da mettere in difficoltà anche gli scalatori più allenati, ma non i giovani beduini che abitano questi luoghi.
E’ nella roccia di queste montagne che i Nabatei, antichi abitanti di questa gloriosa città, scolpirono le proprie case.
Ed è proprio questa la particolarità che rende Petra unica ed indimenticabile: gli edifici, dai tempi più sfarzosi alle case più umili, non furono costruiti ma scavati nell’arenaria rossa dei canaloni e fronti rocciosi della montagna.
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Una volta arrivati all’ingresso del sito archeologico, c’è ancora un po’ di strada da fare per poter ammirare le bellezze dei Nabatei.
La prima parte la si può fare sia a piedi, sia a cavallo, condotto al passo da un abitante del luogo.
L’ultima parte, la più bella, va fatta a piedi e ne vale sicuramente la pena.
Attraverso una lunga e profonda fessura delle rocce, chiamata Siq.
Alla fine del lungo corridoio si intravede improvvisamente e sorprendentemente il Kashneh al Faroun, o il Tesoro del Faraone (nome di fantasia inventato dai beduini che non sapevano a cosa fosse adibito quel palazzo).
La facciata del Kashneh, visibile completamente solo all’uscita del Siq, è uno dei monumenti più famosi al mondo.
Lo avrai visto sicuramente mille volte in siti, riviste e programmi di viaggi, ma vederlo dal vivo è un’emozione che non si può dimenticare.
Il palazzo del tesoro contiene un paio di stanze scavate all’interno della roccia, il cui soffitto è stato purtroppo annerito dai fuochi dei beduini che abitarono questo luogo quando il suo splendore era terminato e le pareti sono crivellate di colpi provenienti dai fucili degli stessi.
All’interno non si trova niente a parte questi grandi spazi cubici ricavati nell’arenaria, ma la grandiosità della facciata, che riprende stili classici greci inusuali per quella zona, in un’alternarsi di timpani, colonne, nicchie e statue, è ancora un mistero per gli archeologi.
La precisione e la perizia con cui i Nabatei riuscirono a padroneggiare una tecnica sconosciuta nel resto del mondo è tutt’ora incredibile e sorprendente.
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Il tesoro non è l’unico monumento di Petra, ad oggi è stata riportata alla luce sono una piccola frazione della città originale, che veniva chiamata all’epoca Reqem, cioè “la variopinta”.
Reqem, o Petra, fu abitata, oltre che dai nabatei, popolazione araba preislamica, dai romani e dai bizantini, mentre fu completamente ignorata dalla conquista islamica del medioevo.
Forse fu proprio questo oblio medioevale che la conservò così bene, coperta solo parzialmente dalle sabbie del deserto, mantenendo in essa una combinazione di stili classici di diverso genere e diversa epoca.
Petra fu riscoperta nel 1812 dallo studioso svizzero Johann Ludwig Burckhardt che, travestito da arabo proveniente dall’India e desideroso di offrire un sacrificio sulla tomba del profeta Aronne (avrei voluto vederlo!) convinse la sua guida a portarlo alle rovine del Wadi Rum, dove credeva di poter trovare la città perduta di Pedra, di cui aveva letto in antichi documenti.
Ebbe ragione e tutt’ora Petra è uno dei siti archeologici più conosciuti al mondo, patrimonio dell’UNESCO.
Il sito è molto vasto, ma può essere attraversato facilmente a piedi; tuttavia i locali affittano per pochi spicciolo asini e cavalli per facilitare il percorso a chi ha problemi a camminare o a chi è pigro.
Troverai molti bambini che ti chiederanno la carità o cercheranno di venderti qualche pezzo di roccia.
Sta a te decidere come comportarti, ma la nostra guida ci ha consigliato di non dar loro dei soldi, perché i loro genitori li fanno lavorare lì invece di mandarli a scuola.
Tuttavia ho parlato con un ragazzo che portava i turisti a cavallo e mi ha detto che è andato a scuola sino a 10 anni ed ha imparato anche l’inglese.
Tutto sommato meglio che in molti altri paese, e anche rispetto al’Italia, sino a una quarantina di anni fa.
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Visitando il sito potrai vedere centinaia di tombe, facciate di tempi, sale funerarie e rilievi rocciosi, un teatro del I secolo d.C. e l’unico edificio eretto (e non scavato) e che sia ancora in piedi.
Una scala di oltre 900 gradini consente di arrivare ad un monastero del I secolo d.C., eretto da un sultano mamelucco per commemorare la morte di Aronne, il fratello di Mosè.
E’ possibile visitare la città anche di notte: per tre giorni alla settimana si può partecipare alle visite “Petra by Night” seguendo un percorso illuminato da migliaia di candele, al suono della musica ammaliatrice dei beduini.
Uno spettacolo a cui non ho avuto la fortuna di assistere, ma che vale la pena di un lungo viaggio.
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A presto, un abbraccio.
Articolo di
Elena Baldi