Foto di Michel27
La città di Pompei sorgeva su un altopiano di formazione vulcanica, a circa 30 metri sul livello del mare e posta alla foce del fiume Sarno, a quel tempo navigabile.
La fortuna della città fu sin dall’inizio legata alla sua posizione sul mare, che la rendeva il porto dei centri dell’entroterra campano, in concorrenza con le città greche della costa.
Molto presto Pompei avvertì l’influenza di due popolazioni di civiltà superiore, stabilite in Campania sin dal VII sec. a.C.: i Greci e gli Etruschi.
Nel II secolo a.C. col dominio di Roma sul Mediterraneo che facilitò la circolazione delle merci, la città conobbe un periodo di grande crescita a livello economico, soprattutto attraverso la produzione e l’esportazione di vino e olio.
In questo momento ci fu un grande sviluppo dell’edilizia pubblica e privata e furono realizzati il Tempio di Giove e la Basilica nell’area del Foro.
La situazione economica positiva durò parecchio tempo e furono realizzati altri edifici importanti come l’Anfiteatro e l’Odeon.
Nel 62 d.C. vi fu un disastroso terremoto che provocò moltissimi danni agli edifici della città e negli anni successivi iniziarono numerose opere di ristrutturazione.
Ma la sfortuna, che seguì il periodo di espansione economica, bussò nuovamente e definitivamente alle porte della città e, mentre erano ancora in atto le ristrutturazioni dovute ai danni del terremoto, il 24 agosto del 79 d.C.
Il Vesuvio si risvegliò in tutta la sua prepotente distruzione e Pompei fu seppellita completamente da una fitta pioggia di lapilli.
Gli abitanti morirono tutti e all’istante e la città fu letteralmente cancellata.
Per molti secoli non si sapeva neppure dove Pompei sorgesse originariamente, e i primi ritrovamenti si ebbero nel 1628, anno in cui emersero dei ruderi che indussero gli scienziati ad approfondire la scoperta.
Ma fu oltre un secolo dopo che iniziarono ad Ercolano (un’altra città completamente distrutta dalla grande eruzione), e circa dieci anni più tardi a Pompei, gli scavi regolari voluti da Carlo III di Borbone, re delle Due Sicilie.
Pian piano venne riportata in superficie la struttura originaria della città, con gli edifici e le strade e pian piano fu “ricostruita” com’era prima di quel tragico giorno.
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Grazie ai Savoia nel 1861 iniziarono gli scavi sistematici e la direzione fu affidata ad un professore di archeologia, Giuseppe Fiorelli che divise la città in regioni e isole numerando tutte le case.
A lui si deve l’invenzione del metodo di riempire con del gesso gli spazi vuoti lasciati dalle vittime nella cenere indurita, da cui si ricavano le impronte dei corpi colti nel momento stesso della morte, e l’effetto è davvero impressionante.
Grazie a Fiorelli, inoltre, furono da quel momento lasciati nel posto tutti gli oggetti rinvenuti nelle case e furono ricostruiti dei tetti che riproducevano quelli originali e riparavano le abitazioni dal degrado.
Oggi si può visitare la zona degli scavi, accuratamente conservata ed inserita in un contesto di verde e tutela.
Consiglio di effettuare una visita guidata all’interno degli scavi, altrimenti c’è il rischio di perdersi e “non capirci nulla”, mentre affidandosi ad una persona esperta si può entrare nel vivo della vita quotidiana dell’epoca, vedere i lavori, le abitazioni, i monumenti, le strade, le piazze scoprendo le abitudini della popolazione, i loro divertimenti, il commercio, la scuola e la religione.
Farai un salto indietro nel tempo e la passione di una brava guida potrà solo farti minimamente immaginare cosa può essere successo e cosa possono aver provato tutte quelle persone nel giorno in cui tutto finì.
La causa di questa catastrofe è colui che i napoletani sicuramente amano e che tutto il mondo conosce, il grande vulcano Vesuvio.
Il Vesuvio è formato da due coni (è divenuto così dopo la grande eruzione che distrusse Pompei), il Monte Somma (1132m la Punta del Nasone) e il cono Vesuviano (o Vesuvio propriamente detto).
Tra il cono vesuviano e il Somma si apre una valle, la Valle del Gigante, che a nord ha il nome di Atrio del Cavallo e ad est di Valle dell’Inferno.
La sua forma conferisce un inconfondibile e meraviglioso profilo al Golfo di Napoli, il Vesuvio è sempre lì, che osserva ma non dorme.
Dalla violenta eruzione del 79 d.C. se ne susseguirono molte altre e l’ultima fu nel 1944.
Il vulcano non è spento e gli esperti si attendono in tempi non molto lunghi un altro impetuoso risveglio, data la caratteristica tipica di questo vulcano esplosivo.
Nonostante la tecnologia oggi permetta di conoscerne l’attività, e forse prevederne il risveglio non dormirei sonni tranquilli se abitassi alle sue pendici, dico la verità.
Ulteriori curiosità ed informazioni:
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=> Pompei
Articolo di
Alessia Scarparo