Se si parla di Istanbul non si può tralasciare il Bosforo:
questo stretto che unisce il Mar Nero e il Mar di Marmra lungo 32 chilometri per una larghezza che va dai 550 ai 3000 metri e con una profondità media di 60 metri, segna, insieme allo stretto dei Dardanelli, il confine meridionale tra il continente asiatico e quello europeo.
Si dice spesso che la cosa piu’ bella di Istanbul sia il Bosforo; di sicuro le sponde di questo canale offrono ai visitatori un mix tra passato e presente: le tradizionali case di legno affacciate sul mare si alternano a lussuosi e moderni alberghi, a palazzi di marmo impreziositi di pietre e ornamenti.
Sul canale si mettono in bella mostra 5 palazzi ottomani, 4 castelli, il quartiere di Üsküdar e parte della zona asiatica.
Ma da queste rive come dicevo è possibile ammirare anche le bellissime case sul Bosforo, gli yali rappresentano le tipiche case di legno dall’architettura ottomana.
Rifacendosi al modello del palazzo del Topkapi i sultani apprezzarono particolarmente questi semplici edifici di legno lungo il canale e a poco a poco queste che spesso nascevano come costruzioni temporanee erette per celebrare una festa o un avvenimento, lasciarono il posto a strutture permanenti.
È lungo le sponde del Bosforo dunque che la casa ottomana assume la sua fisionomia; e infatti il modo migliore per godere di questi monumenti è il vaporetto pubblico che partendo dal quartiere di Eminonu ogni 15/30 minuti dalle 6.30 alle 23.00 si ferma alternativamente sulla sponda asiatica e su quella europea.
Potrai anche utilizzare i numerosi traghetti che organizzano escursioni di circa un’ora e mezza al costo di circa 4 euro passando tra l’altro davanti al Palazzo di Dolmabahce, il primo in stile europeo costruito ad Istanbul.
Poco lontano i parchi e i padiglioni imperiali del Palazzo di Yildiz, accanto al quale il Palazzo Ciragan, oggi un lussuolo albergo, rinnovato nel 1874 dal sultano Abdulaziz si stende per 300 metri lungo le rive del Bosforo e riflettendosi sulle acque.
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Ortakoy è la zona nella quale la domenica si riuniscono gli artisti in un quartiere che riassume la natura cosmopolita della città: moschee, chiese, sinagoghe l’una accanto all’altra convivono da secoli in questo quartiere.
In contrasto con le caratteristiche case ottomane si incontra il ponte del Bosforo, uno dei piu’ importanti ponti sospesi del mondo, e subito dopo sulla sponda asiatica il Palazzo Baylerbeyi e la Collina di Camlica dalla quale si ammira un magnifico panorama sulla città.
Qualche chilometro più lontano, le fortezze Rumeli Hisari e Anadolu Hisari e accanto a questa il il Palazzo di Göksu (o Kucukcu).
Subito dopo il ponte di Fatih Sultan Mehmet, mentre dalla collina di Duatepe potrai ammirare l’ennesimo bellissimo panorama.
Piu’ in là la baia di Tarabya, precede i villaggi di Büyükdere e Sariyer, prima che lo stretto si allarghi e scompaia nel Mar Nero.
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Potrai finire la giornata lungo il Corno d’Oro, l’estuario che divide la città di Costantinopoli e rappresenta uno dei punti piu’ interessanti di Istanbul.
Questo canale lungo circa 7 chilometri con un’ampiezza massima di 800 metri ed una profondità di 35 metri rappresentava nel passato uno dei luoghi piu’ affascinanti della città con i suoi giardini esotici e le lussuose ville dei nobili.
Anche se con il tempo l’aspetto di questa parte della città è cambiato è ancora possibile scorgere gli antichi fasti come i resti degli acquedotti bizantini e ottomani.
Il fascino della zona lo si scorge tutto al tramonto quando il sole si riflette sugli edifici del quartiere di Galata dove sentire gli odori e vedere i colori di una città unica sospesa tra Oriente ed Occidente.
Ti saluto con una citazione di Orhan Pamuk uno dei principali scrittori turchi:
“Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, nelle case che si affacciavano sull’altra riva, l’Asia.
Stare vicino all’acqua, guardando la riva di fronte, l’altro continente, mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene.
E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo.
Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello di vedere le due rive assieme.
Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive.
Rivolgersi alle due rive senza appartenere.”
Articolo di
Bianca Ferracani