ATTENZIONE:
Alcuni racconti inviati risultano già pubblicati su altri siti di viaggio (es: Turisti per Caso, Ci Sono Stato, ecc…).
In questi casi ho deciso di pubblicare solo le prime righe dello stesso per evitare i famosi “contenuti duplicati” e poi aggiungere il link alla continuazione verso il sito corrispondente.
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La Magia del Sikkim
Alla ricerca di un luogo non ancora toccato dal turismo di massa e, al contempo, in grado di trasmettermi qualcosa in termini di benessere interiore, decido recarmi in Sikkim, piccolo stato indiano situato sulla catena montuosa dell’Himalaya.
Non esistendo in Sikkim né ferrovie né aeroporti, per raggiungerlo devo andare a New Jalpaiguri, città del Bengala Occidentale, e salire a bordo di una jeep adibita a servizio pubblico.
In quattro ore circa giungo alla capitale Gangtok, che da subito si rivela una città molto caratteristica:
appollaiata ai piedi dell’Himalaya, in essa si gode di un’atmosfera molto tranquilla e si può camminare per strada senza che decine di persone si facciano intorno come accade nel resto dell’India.
A Gangtok cerco principalmente di godermi la pace del luogo.
Il Sikkim è, soprattutto, terra di monasteri buddhisti: il primo che visito è quello di Enchey, nelle immediate vicinanze della capitale.
Si tratta di un monastero dalle dimensioni modeste, ma estremamente affascinante.
La strada che porta al tempio è costeggiata da ruote della preghiera, che monaci e fedeli fanno girare mentre passano.
Io stessa non resisto alla tentazione…
Tornata a Gangtok sotto una pioggia torrenziale, finisco con il perdermi nel centro della città.
Sono vicina a due mercati, uno destinato alla vendita di frutta e verdura, nel quale è piacevole osservare il mescolarsi dei colori dei prodotti esposti sui banchi, e l’altro di abbigliamento, per lo più di foggia occidentale, segno che il vento dell’ovest è arrivato prepotentemente anche qui.
Come ricorda una pubblicità, ci sono cose che non si possono comprare: una di queste è sicuramente sedersi sulla terrazza dell’albergo a bere una discreta birra locale ammirando il Kangchenjunga, la terza vetta più alta del mondo.
Dopo aver visitato tutto (o quasi) ciò che offre Gangtok , mi reco al monastero di Rumtek, situato ad una trentina di chilometri a nord della capitale (il che, da queste parti, significa più di un’ora di auto).
Si tratta di un monastero splendido, contornato da boschi in cui il verde degli alberi è intervallato dai colori delle bandierine votive.
Tra i bambini che vivono qui, qualcuno pare più interessato al gioco che non alla preghiera.
Gli ultimi giorni resto bloccata a Gangtok a causa di un’ondata di maltempo che mi impedisce di recarmi a Pemayangtse, nella parte occidentale dello stato, dove ha sede un altro importante monastero buddhista.
Alla stazione dei taxi cerco di trovare qualcuno che mi porti lì ugualmente, ma non c’è verso, nessuno si fida a partire con un simile tempo.
Mi consolo allora con una memorabile cena a base di pietanze sikkimesi vegetariane, quali degli ottimi momo (una sorta di tortellini locali) e la zuppa di cetrioli, per un totale di sette – otto piatti all’equivalente di circa 5 euro!
Intanto, i giornali scrivono che il Sikkim è separato dal resto del mondo… ed io con lui!
La cosa, in realtà, non mi dispiacerebbe per nulla, ma prima o dopo, si sa, bisogna tornare a casa!
Alla fine parto a bordo di un elicottero e, dall’alto, saluto questo luogo bellissimo!
(Nota: il racconto era corredato di splendide fotografie che, per ragioni di spazio, non sono state inserite)
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A domani per un nuovo racconto di viaggio,
Un saluto
Cristiano