ATTENZIONE:
Alcuni racconti inviati risultano già pubblicati su altri siti di viaggio (es: Turisti per Caso, Ci Sono Stato, ecc…).
In questi casi ho deciso di pubblicare solo le prime righe dello stesso per evitare i famosi “contenuti duplicati” e poi aggiungere il link alla continuazione verso il sito corrispondente.
***
Il mio Marocco
Un titolo non casuale.
Un’emozione unica, forse irripetibile.
Questo è quello che vi lascerà il Marocco.
Era l’estate scorsa quando io e Giorgio, per diversi motivi, già vedevamo sfumare le vacanze… neanche il tempo di pensarlo che ci ritroviamo a fare le valigie (o meglio, borsoni… come ci consigliava l‘agenzia on line presso la quale avevamo vinto il tour) e a studiare itinerari e guide turistiche.
Perplessi e frastornati partiamo a fine agosto alla volta di Casablanca.
Basta uscire dall’aeroporto per respirare subito l’aria marocchina.
La gente ci guarda, ha l’aria simpatica, affabile.
Noi, inizialmente, stiamo sulle nostre (da tipici abitanti del nord Italia), ma passano poche ore e… ci facciamo coinvolgere dal clima di festa e di passione tipico del Marocco.
Singolare l’effetto che fa su di noi (ma credo un po’ su tutti) Casablanca.
Accanto al lusso dell’imponente moschea che svetta, con il suo minareto, tra le onde dell’oceano, troviamo baracche, costruzioni fatiscenti, sporcizia, povertà e, poco più in là, una città occidentalizzata con negozi moderni, costruzioni nuove e molte donne senza il velo.
La gente si dimostra subito disponibile ad aiutarci per orientarci in quella miriade di strade, ci chiede informazioni dell’Italia, di noi… e, così, iniziamo ad ambientarci e a sentirci parte integrante di questa civiltà tanto diversa dalla nostra.
E’, però, con Noureddine, la nostra guida spirituale (come abbiamo soprannominato l’accompagnatore) che questa integrazione diventa effettiva.
Una personcina veramente a modo che ci guiderà, insieme con altre due simpaticissime turiste (Sara e Daniela) tra le meraviglie di questa terra.
Passando per la tranquilla e piacevole Rabat con i suoi viali alberati, i giardini pubblici e “rilassati” quartieri residenziali, per la florida Meknes, con la sua affascinante medina, per l’antica città romana di Volubilis, fino alla pittoresca Moulay-Idriss giungiamo a Fez, senz’altro la più rappresentativa delle città marocchine.
Fez è un vero labirinto.
Addentrarsi nella medina da soli significa assolutamente perdersi.
Profumi, suoni e colori invadono le viuzze, dove perdersi diventa l’occasione per trovare sorprese in ogni angolo.
Sembra di essere fuori dal mondo.
Macellerie e pescherie “a cielo aperto”, persone frettolose cariche di pasta di pane che corrono verso il forno, concerie dalla puzza insopportabile, frutta e verdura freschissimi e saporitissimi dai colori e dai profumi invitanti, muli e asini carichi di ogni genere di materia prima che, all’inquietante urlo di “balak”, si fanno strada nelle stradine; banchi strabordanti di olive di ogni forma, dimensione e colore, carretti carichi di menta, gustosissimi fichi d’india.
Uno spettacolare trionfo di colori sui banconi delle spezie (vere opere d’arte!), costruzioni colorate e accoglienti come i riad e commercianti di qualsiasi cosa.
Il turismo, certamente, si fa sentire con i suoi pro e i suoi contro e l’invadenza dei venditori a volte risulta fastidiosa… ma accettiamo di buon grado questo loro modo di essere, questo loro modo di approcciarsi a noi.
Terminato il suggestivo giro della medina ci addentriamo in un riad da favola dove ci servono (alla modica cifra di 9 euro… peraltro il pranzo più costoso della vacanza!!!) una serie di specialità coloratissime e saporitissime che la brillante compagnia apprezza molto.
Terminiamo il nostro tour a Marrakech e lasciamo il simpaticissimo, ma anche molto professionale (a differenza di quanto uno possa immaginare) autista.
I 40°C che ci massacrano non servono a fermare la nostra curiosità.
Nella serata libera, dopo un tanto buono quanto poco digeribile tajin di agnello (peraltro ultima nostra pietanza della vacanza), ci addentriamo nell’ordinato caos della famigerata piazza di jamaa el fnaa.
Uno spettacolo di sapori, odori, colori, confusione.
Tutto l’insieme ci elettrizza e ci affascina, ma iniziamo a sentire la stanchezza del fine-tour.
Un tè alla menta per concludere la giornata come dei veri marocchini e a letto presto.
Si riparte l’indomani mattina per la classica visita guidata: moschea della Koutoubia, d medersa Ben Youssef e Palais Bahia.
Ecco… la nostra esperienza termina qui.
Tutte le precauzioni prese non sono bastate ad evitarci i problemi intestinali legati a questa terra un po’ diversa e… tutti a letto per tre giorni.
Ripartiamo volentieri, non vediamo l’ora di tornare a casa ma… il Marocco ci rimane qui, nel cuore.
Questa terra di passioni e non di semplici contrasti, dove la parola è facile come la risata e il contatto, ci mancherà.
E’ passato più di un anno e vorremmo tornarci, nonostante tutto.
Questo è il mio Marocco.
(Nota: il racconto era corredato di splendide fotografie che, per ragioni di spazio, non sono state inserite)
***
A domani per un nuovo racconto di viaggio,
Un saluto
Cristiano