Tante sono state le scale mobili che mi hanno trascinata nei “bassifondi“, per poi portarmi verso zone da scoprire.
Entrare nelle aree metropolitane equivale a scontrarsi con centinaia e migliaia di persone che veloci si buttano dentro ai vagoni…
Corrono con il capo abbassato, con lo sguardo perso, c’è chi sorride, c’è chi aggrotta le sopracciglia.
Per un decimo di secondo mi ritrovo a far parte di un loro vissuto che fugace scappa via, lasciandomi piacevolmente colpita.
Mi dirigo al cuore della metro, dove diverse linee si intersecano così’ come i modi di correre, parlare, leggere o…
…essere artisti…
Essi si esibiscono nelle piazze, agli angoli delle strade, all’interno di locali, e molti di questi si tuffano nel sottosuolo delle città.
Mi trovo all’entrata della metro, striscio il biglietto tentando di stare al passo quasi isterico della maggior parte delle persone che da lì partono.
Mentre mi infilo tra la ressa, un sibilo melodioso mi arriva all’orecchio…
Sarà una stazione radio che risuona all’interno, qualche rapper avrà acceso a gran voce il proprio stereo…
Mano a mano che la scala mobile mi permette di arrivare all’ombelico del suono, vedo un uomo…
Apparentemente sciatto, tiene in mano con estrema grazia una chitarra.
Dalle sue dita escono note romantiche, che portano la mente a viaggiare ancor prima di salire sul treno.
Tiene aperta la custodia della chitarra nella speranza di un tintinnio di moneta, ma quasi noncurante continua a suonare.
Si è appostato nel corridoio, dove ognuno di noi passa per dirigersi verso la stazione.
Lui è lì, fermo, nel bel mezzo di un incrocio.
Il dolce suono si perde nel mentre arrivano le metro che con gran velocità, sopiscono tutti i rumori presenti…
…Ma la musica prosegue fino alla prossima melodia.
Altro giorno, altra metropolitana…
Mi faccio trasportare nuovamente dalla scala mobile e questa volta a catturare la mia attenzione è un rumore di bonghi, chiuso, soffocato ma che riesce ugualmente a farsi spazio tra i tanti rumori che si sovrastano.
Vedo comparire una coppia di senegalesi, vispi, grintosi, che ballano e cantano accompagnati da bonghi esteticamente bellissimi.
Non mi è possibile mantenere gli arti saldi, il ritmo è così incalzante da espandersi per l’intera metropolitana, formando un eco grandioso.
Sono appostati anch’essi nel corridoio,e nel mentre la gente passa, si sforbicia in due direzioni lasciando la coppia nel bel mezzo dell’incrocio.
Batto il tempo, muovo la testa e mentre le porte del treno si chiudono l’ultimo battito di bonghi entra con me.
Altro momento, altra metropolitana…
Questa è la volta di una voce, carica, imponente, che canta semplicemente, se semplicemente si può dire…
Non ci sono basi musicali, non esiste uno strumento perchè l’unico mezzo di comunicazione è il canto.
E’ una donna, e a occhi chiusi spalanca acuti in maniera strabiliante.
Ciò che a impatto esprime è l’intento di dedicare un pezzo della sua capacità a individui che forse nemmeno la sentono.
Incanterebbe un serpente mentre cauto esce dalla propria cesta di vimini.
Queste e tante altre sono state le occasioni in cui mi sono ritrovata faccia a faccia con artisti…
Talentuosi, veri, sfuggevoli.
Artista è anche colui che sa rendere colorato un ambiente grigio come una metropolitana, che sa regalare musica mentre un treno lascia solo che frastuono.
Loro sbocciano, non nei campi, ma nelle metro di tutto il mondo.
Ciao,
Chiara